giovedì, maggio 26, 2011

L’UOMO DEL CUCU’

La scena che stiamo per raccontare non rappresenta il frammento di un vecchio show del Bagaglino, né uno sketch prodotto dall’irresistibile verve comica di Maurizio Crozza o Antonio Cornacchione: è una scena accaduta solo poche ore fa, e, per quanto incredibile possa sembrare, è accaduta davvero. Nei minuti che precedono l’apertura di un importante vertice internazionale, mentre i leaders delle principali potenze mondiali ricontrollano per l’ennesima volta la scaletta del loro intervento, Berlusconi si alza dal posto assegnatogli, percorre impettito il breve perimetro che costeggia il lungo tavolo ovale attorno al quale la riunione è convocata per pararsi di colpo davanti al presidente americano Obama. Il capo della White House abbozza un sorriso di circostanza, mentre Sarkozy e la Merkel iniziano a scambiarsi occhiate al vetriolo: vuoi vedere che il funambolico collega italiano si produrrà in un numero analogo a quello che, solo due anni fa, mandò su tutte le furie la Regina Elisabetta? Vuoi vedere che l’Uomo del Cucù sta per regalare altro materiale a tabloid e cabarettisti?

Ciò che accade nei successivi dieci secondi conferma la fondatezza dei loro timori: servendosi dell’ausilio di un incolpevole interprete, il Cavaliere attacca: “Sai, ho una nuova maggioranza: adesso potrò fare quella riforma della giustizia che considero necessaria perché in Italia abbiamo una quasi-dittatura dei giudici di sinistra”. Il sorriso di Obama si trasforma in una maschera di ghiaccio, Sarkozy e la Merkel oscillano tra imbarazzo e rassegnazione, i giornalisti di tutto il mondo si scambiano battute e risate: forse che Berlusconi gradirebbe l’intervento dei marines contro i giudici di Milano? Riecco la politica da cabaret, l’Uomo del Cucù ha colpito ancora: l’Italia rimedia l’ennesima figura barbina agli occhi della comunità internazionale.

Dal palco di uno dei tanti comizi che in questi giorni colorano le nostre piazze, Bersani scuote amaramente il capo: quel gesto rappresenta al meglio lo stato d’animo della metà del Paese, di milioni di persone che, davanti alle televisioni, alle radio o ai computer connessi ad internet, adesso trasudano rabbia ed indignazione, e che vorrebbero gridare all’unisono: basta, non ne possiamo più. Non ne possiamo più della deriva egocratica di un premier che considera lo Stato alla stregua dell’ultima filiale della sua lucrosa azienda di Cologno Monzese, e che tratta le istituzioni di garanzia come un fastidioso bug in grado di compromettere l’efficienza del ciclo produttivo. Non ne possiamo più della gestione individualista del potere, del Parlamento piegato giorno dopo giorno alle esigenze di un Sovrano talmente ossessionato dalla sua ricerca di privilegi e impunità da risultare insensibile al grido di dolore che costantemente promana dal retroterra di una nazione al collasso. Scherzi da caserma e comizi a reti unificate, menzogne di Stato e bunga bunga, lodi e prostitute marocchine, igieniste dentali ed ex piduisti riscopertisi liberali: basta, non ne possiamo più!

Nei salotti delle TV di famiglia, i trombettieri del Cavaliere si affannano a minimizzare l’accaduto: non si può costruire una polemica infinita sulle parole rubate da un giornalista indiscreto, non si può offendere l’immagine dell’Italia gettando fango sul Presidente del Consiglio. E’ solo una strumentalizzazione: l’ennesima strumentalizzazione ordita dagli esponenti di quella sinistra che soltanto ieri l’Uomo del Cucù definiva “composta da gente senza cervello”. Ma è proprio la gente senza cervello che ora sembra finalmente pronta ad abbozzare una reazione, a delineare una prospettiva di cambiamento volta a ricondurre la politica al suo alveo di democratica normalità, emendata come tale dalle troppe degenerazioni derivanti dall’overdose di berlusconismo: a mettere, una volta per sempre, fine all’esperienza di governo imposta al Paese dall’Uomo del Cucù.

Carlo Dore jr.