tag:blogger.com,1999:blog-223546962024-03-11T07:16:10.717+01:00IL BLOG DI CARLO DORE JR."...Sigan ustedes sabiendo que, mucho más temprano que tarde, se abrirán las grandes alamedas por donde pase el hombre libre, para construir una sociedad mejor.
VIVA CHILE! VIVA EL PUEBLO! VIVA LOS TRABAJADORES!..."
Salvador Allende, 11 settembre 1973Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.comBlogger239125tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-69263229147014944532020-09-13T19:05:00.000+02:002020-09-13T19:05:01.887+02:00RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI: UN “NO” COME MONITO DEMOCRATICO<p style="text-align: left;"><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-align: justify;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZz6uo72-ql5kxsiIgvt6nXTgK332FlACELyru0hTOtH3kAJm1ullLqxaKCpXYwMQqpeXJFOqSqZmAa0-Oaf-udbb_XA6VHtTJbQ4fvl01SitQ_q6TNOi8A8T85P1BQvzHaSw2bQ/s480/594385_CfakepathManifestoJpgperweb_ralf.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZz6uo72-ql5kxsiIgvt6nXTgK332FlACELyru0hTOtH3kAJm1ullLqxaKCpXYwMQqpeXJFOqSqZmAa0-Oaf-udbb_XA6VHtTJbQ4fvl01SitQ_q6TNOi8A8T85P1BQvzHaSw2bQ/w400-h225/594385_CfakepathManifestoJpgperweb_ralf.jpg" width="400" /></a></div>Per
la terza volta in quattordici anni, il corpo elettorale viene chiamato ad esprimersi
in un referendum oppositivo ad una legge di revisione costituzionale, nel caso
di specie relativa agli artt. 56, 57 e 59 della Carta, nella parte in cui
determinano il numero dei membri delle Camere.<p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Rispetto
ai precedenti progetti di riforma (che investivano in vario modo l’impianto complessivo
della seconda parte della Costituzione), la legge di revisione costituzionale n.
240 del 2019 contiene una modifica specifica del dettato costituzionale,
collocandosi così pacificamente, almeno da questo punto di vista, nel percorso
indicato dall’art. 138 Cost.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’insussistenza
della criticità costituita dal fatto di costringere l’elettore ad esprimere un
voto “a scatola chiusa” su un unico quesito referendario riguardante la revisione
di decine di disposizioni della Carta non è però sufficiente per accettare
quasi senza colpo ferile l’entrata in vigore di una riforma comunque caratterizzata
da molteplici zone d’ombra, di cui costituzionalisti di differente orientamento
hanno con forza evidenziato l’esistenza: zone d’ombra riferibili (oltre che ai
più volte richiamati profili dell’ingiustificata contrazione della rappresentanza)
tanto alla genesi della riforma stessa, quanto all’impostazione di fondo che la
caratterizza.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Sotto
il primo aspetto, non deve sfuggire come – a seguito della crisi di governo
della scorsa estate e della conseguente formazione della maggioranza che
sostiene l’Esecutivo in carica – la L. n. 240 del 2019 sia stata approvata in
ultima lettura con il voto favorevole di alcune forze politiche che ad essa si
erano viceversa opposte nelle letture precedenti, in considerazione del fatto
che la “riduzione del numero dei parlamentari” avrebbe dovuto costituire il
primo tassello di un percorso riformatore più ampio destinato a trovare il
proprio zenit nella nuova legge elettorale, sulla quale però i partiti di
governo faticano ad elaborare una soluzione condivisa. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Rilievo,
quello appena formulato, che innesca tre ulteriori considerazioni: ancora una
volta, la materia costituzionale viene individuata come un punto qualificante
dell’indirizzo politico della maggioranza, pur dovendo, per sua natura,
risultare estranea ad esso; la riforma costituzionale è di fatto ridotta a termine
di un baratto (quello con la futura legge elettorale) ispirato alla logica
spicciola del “oggi in contanti/domani a credito”, per forza di cose incompatibile
con quel connotato di “compromesso alto tra forze di differente orientamento”
che di ogni Costituzione rappresenta il tratto essenziale. Infine, il voto favorevole
delle forze che della riforma avevano osteggiato l’approvazione nelle
precedenti letture impedisce di ravvisare alla base della stessa una forte idea
di democrazia condivisa: e una Costituzione non supportata da un’idea di
democrazia condivisa non può che identificarsi in un’aquila dalle ali di cera,
destinata, proprio come Icaro, ad un volo breve ed infelice. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Sotto
il secondo aspetto (quello dell’ispirazione di fondo), è nota la tendenza del
legislatore attuale a considerare il modello parlamentare accolto dalla Carta
come un ostacolo da aggirare, se non proprio come un limite da abbattere attraverso
l’avventura della revisione costituzionale. Conferma questa tendenza il più
volte segnalato abuso, da parte degli Esecutivi alternatisi negli ultimi anni,
del ricorso alla decretazione d’urgenza; conferma questa tendenza il modo in cui
è stata affrontata, a livello normativo, l’emergenza sanitaria dello scorso
marzo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">A
prescindere da ogni considerazione sul contenuto delle misure adottate
(rivelatesi peraltro efficaci, nel quadro del contrasto alla pandemia), rimane
fermo l’utilizzo di un decreto legge e di una girandola di DPCM per incidere su
una materia, quella delle limitazioni alla libertà personale dei cittadini, che
l’art. 13 Cost. considera coperta da una riserva assoluta di legge: la legge (atto
di volontà del Parlamento) superata da altre fonti primarie e secondarie; il dibattito
parlamentare descritto come inutile impedimento alla rapida trattazione dell’emergenza;
il Governo anteposto al Parlamento come centro di produzione normativa. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un
Parlamento superabile; un Parlamento pletorico; un Parlamento mutilabile:
eccolo, il <i>fil rouge </i>che conduce alla riforma costitizionale. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
questa prospettiva, il voto contrario in sede referendaria all’entrata in vigore
alla Legge di revisione costituzionale n. 240 del 2019 finisce allora con l’assumere,
al netto della specificità del quesito, il pregnante significato di un monito
democratico: un monito per le forze di maggioranza, chiamate a non sacrificare
l’integrità della Carta sull’altare di esigenze politiche contingenti; un
monito soprattutto per il legislatore, affinché riesca finalmente a trovare nei
principi della Carta non un limite da abbattere, ma il riferimento principale a
cui ispirare la sua azione.<o:p></o:p></span></p>
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Carlo
Dore jr.</span>Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-32332462773242669762020-04-30T23:55:00.002+02:002020-04-30T23:55:40.668+02:00L'EMERGENZA DELL'UOMO FORTE<br /><a href="https://articolo1mdp.it/gli-sceriffi-e-mattarella-chi-e-davvero-luomo-forte-nellemergenza-covid/" target="_blank">Articolo pubblicato su www.articolo1mdp.it</a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4kcXJC_bJTw5SYRlNxRkCh5Z9Oz0v5IfiW1VV1yfRHMxXncuC3ISDNKLyp1o_cyfqOGv88ucTDjA-Oep4YloE1aLFo3fqGwNa3m-dEmk_M1bdhV_64ppXA1nKvapMHIrU96xBNw/s1600/foto_907894_908x560.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="907" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4kcXJC_bJTw5SYRlNxRkCh5Z9Oz0v5IfiW1VV1yfRHMxXncuC3ISDNKLyp1o_cyfqOGv88ucTDjA-Oep4YloE1aLFo3fqGwNa3m-dEmk_M1bdhV_64ppXA1nKvapMHIrU96xBNw/s400/foto_907894_908x560.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
scena, costruita a beneficio dell’immancabile diretta Facebook, è quella di una
strada intiepidita dal primo sole di una domenica di primavera, nella quale un
uomo intima ai pochi ciclisti che hanno colpevolmente deciso di violare la
quarantena di riparare il più rapidamente possibile tra le mura domestiche, in
ragione dell’incontestabile assunto secondo cui “quelli che sono rimasti a casa
non sono mica stupidi”. Quell’uomo non è un carabiniere, un poliziotto, una
guardia comunale, un appartenete alle varie forze dell’ordine generosamente
mobilitate sul territorio nazionale in questi giorni di quarantena: è il
Sindaco di Bari, che richiama i suoi concittadini al rispetto delle regole,
strappando like sui social e applausi dai balconi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma
quando gli applausi si attenuano, quando i followers decidono di procedere al
fatidico “disconnetti”, il tarlo di una domanda inizia ad insinuarsi, nel
silenzio imposto dal lockdown: perché il Sindaco di Bari si trova su quella
strada intiepidita? A che titolo vuole controllare che “gli sforzi fatti non
venissero vanificati”? E se ha ravvisato delle irregolarità, perché non procede
a contattare le forze di polizia, invece di affidare la sua sfuriata ai
consueti canali social? La risposta, quasi scontata, risiede nelle tre parole
che rimbalzano nella testa degli Italiani da quel maledetto nove marzo: siamo
in emergenza. Siamo in emergenza, e l’emergenza richiede prese di posizione
eccezionali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">E’
dunque l’emergenza che giustifica le parole del Presidente De Luca, giunto ad invocare
l’uso dei lanciafiamme verso i trasgressori del divieto di assembramento; è
l’emergenza che ispira i cartelloni mediante i quali il Sindaco di Cagliari
paventa sciagure in danno dei congiunti di coloro che dovessero cedere alla
tentazione di una spesa non necessaria o di una passeggiata malandrina. E’
l’emergenza, in definitiva, che alimenta l’applauso verso le incursioni degli
amministratori locali in un territorio, quello della limitazione della libertà
personale dei cittadini, che pure l’art. 13 della Costituzione considera
blindato da una riserva assoluta di legge, e pertanto sottratto alle
determinazioni dell’Esecutivo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Dobbiamo
far rispettare le regole, anche a costo di fare la faccia feroce. Sennonché
quella faccia feroce inizia a sua volta a far nascere un dubbio, nell’animo di
quanti ancora aderiscono ad un modello di democrazia antitetico rispetto al
plebiscito formato social: il dubbio che la logica dell’emergenza stia
contribuendo a ridare linfa al culto molto italico dell’Uomo Forte, ad esaltare
la mistica del capo carismatico che, costruendo a colpi di applausi, di like e
di retweet il proprio personalissimo bacino di consensi, pone ed impone la sua
figura al centro della scena. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Sì,
la logica dell’emergenza alimenta l’ombra dell’Uomo forte: e con essa il
pericolo, per nulla infondato, che quell’ombra non sia disposta ad abbandonare
le strade desertificate dalla quarantena quando il maledetto virus avrà
esaurito la sua carica letale, pretendendo di scandire, ovviamente in diretta
social, i tempi della vita dei cittadini anche in presenza di situazioni meno
estreme e meno condivise di quelle caratterizzanti la congiuntura in atto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Seguendo
i mille fotogrammi di cui si compone il film dell’Italia ai tempi del Covid-19,
ecco allora che la nostra scena si sposta in un’altra piazza deserta: quella in
cui il Presidente Mattarella ha celebrato, con pochi ed essenziali gesti, il
suo 25 aprile. La mascherina a rimarcare la necessità di adeguare all’emergenza
in atto i più naturali codici di comportamento; parole misurate per esprimere
la voglia di riscatto di una Nazione piegata dal peso delle restrizioni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Gesti
e parole che dovrebbero fungere da modello, per gli amministratori affamati di
like: uno stile comunicativo più sobrio ed aderente ai parametri di disciplina
ed onore indicati dall’art. 54 della Carta è forse più adatto delle tribune
social a garantire solidità al legame tra lo Stato e quegli strati della
società civile su cui le inevitabili incertezze della politica e i dubbi degli
scienziati stanno riversando il peso di una crisi senza precedenti; ad
assicurare, al netto delle sfuriate di questa strana domenica di
primavera,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che il ritorno alla tanto
sospirata condizione di normalità democratica non potrà essere in qualche modo
condizionata dall’emergenza dell’Uomo forte. <o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-26902441458515669842020-01-07T16:21:00.001+01:002020-01-07T16:21:36.218+01:00TRE CONSIDERAZIONI IN MATERIA DI PRESCRIZIONE<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjErART025qqWLZ4f6NW8SYkMFbdOQALzffhBKWBgj9MhIe0WK5YM5rH3ypSDO5zIAaiwPK6j02ErrNaWt-agrPWfLvYhx3B_IDJZRjaMwe_o4Hwz0gTTSSu4otHBOUEpUDDGeRHQ/s1600/prescrizione-1-680x772.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="772" data-original-width="680" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjErART025qqWLZ4f6NW8SYkMFbdOQALzffhBKWBgj9MhIe0WK5YM5rH3ypSDO5zIAaiwPK6j02ErrNaWt-agrPWfLvYhx3B_IDJZRjaMwe_o4Hwz0gTTSSu4otHBOUEpUDDGeRHQ/s400/prescrizione-1-680x772.jpg" width="351" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">L’entrata
in vigore delle nuove disposizioni in materia di prescrizione del reato
contenute nella L. n. 3 del 2019 (mediaticamente nota come “spazza-corrotti”)
ha innescato un acceso dibattito che coinvolge operatori del diritto e forze
politiche di maggioranza e opposizione, dibattito alimentato dalle
considerazioni critiche di quanti ravvisano nell’inoperatività della
prescrizione dopo la sentenza di primo grado un </span><i style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">vulnus</i><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"> atto ad alterare irreversibilmente gli equilibri del
processo penale. Un dibattito, quello sulle norme di nuova introduzione,
condito da accenti polemici spesso generati da mere esigenze di parte, che
impediscono di ravvisare i punti di forza e le altrettanto evidenti criticità cristallizabili
in tre semplici considerazioni, ispirate dalla lettura delle disposizioni in
analisi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">La
prima: contrariamente a quanto affermato da alcuni commentatori, la
prescrizione non rappresenta un istituto a tutela dell’imputato innocente, ma
una vicenda estintiva del reato il cui intervento impedisce al giudice di
pronunciare nel merito del fatto. Consegue a quanto appena affermato che
l’imputato consapevole della propria innocenza ha interesse non a consegnare il
processo all’oblio del non doversi procedere, ma ad ottenere una sentenza che,
prendendo posizione sul fatto, ne disponga l’assoluzione: un interesse, per
certi versi antitetico a quello che la prescrizione tende a realizzare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">La
seconda: concepita come un principio di civiltà giuridica volto ad impedire che
un soggetto venga chiamato a rispondere per un fatto di reato molto tempo dopo
la sua consumazione, la prescrizione si è rivelata, anche a causa della
farraginosità della macchina processuale, un “buco nero” capace di inghiottire
processi già decisi in primo grado e talvolta anche in grado di appello,
vanificando la relativa attività istruttoria e dibattimentale anche quando essa
ha portato (come nella celebre vicenda del Senatore Andreotti) all’accertamento
della responsabilità dell’imputato nell’ambito del giudizio di merito. Alla
norma che impedisce l’intervento della prescrizione dopo il giudizio di primo
grado può essere ricollegata un’innegabile funzione deflativa rispetto alle
appena richiamate farraginosità della macchina processuale, orientando verso i
riti alternativi quegli imputati che, non potendo più contare sul “fattore
tempo” per difendersi “dal” processo, perdono interesse ad affrontare la fase
dibattimentale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">La
terza: “l’ergastolo processuale” – nei termini (prospettati dagli oppositori
della riforma) della possibilità per il cittadino di essere perseguito per un
fatto verificatosi decenni prima, o di trovarsi sistematicamente invischiato in
un processo infinito – di fatto non esiste, giacché le norme di nuova
approvazione non permettono né la perseguibilità di un fatto lontano nel tempo,
né precludono l’intervento della prescrizione nel corso del giudizio di primo
grado. Ravvisandosi gli elementi costitutivi della prescrizione nel decorrere
del tempo e nel corrispondente affievolirsi della pretesa punitiva da parte
dello Stato, la nuova disposizione mantiene una sua intrinseca con i principi –
cardine dell’istituto quando si ragiona in termini di sentenza di condanna: in
queste ipotesi, lo Stato ha provveduto entro i termini previsti dalla legge ad
accertare la responsabilità dell’imputato; e se l’imputato sceglie di accedere
agli ulteriori gradi di giudizio impugnando la sentenza, logica vuole che egli
non possa avvalersi della prescrizione per difendersi da un processo che lui
stesso ha deciso di tenere in vita.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Poco
conferenti, in questo senso, risultano i richiami alla presunzione di innocenza
prevista dall’art. 27 della Carta Fondamentale, dato che l’inoperatività della
prescrizione nei gradi di giudizio successivi al primo non determinano in alcun
modo una anticipazione degli effetti che la condanna è destinata a produrre col
passaggio della sentenza in giudicato.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Venendo
alle criticità, il discorso sviluppato in base all’ultima delle riflessioni
proposte muta radicalmente nel momento in cui la sentenza di primo grado si
traduce in una pronuncia di assoluzione, e il processo prosegue in ragione
dell’impugnazione proposta dal PM: nel qual caso, una modifica della norma che
rende inoperante la prescrizione sembrerebbe quantomai auspicabile, giacché
evidenti ragioni di giustizia sostanziale suggeriscono di non tenere l’imputato
vincolato senza limiti di tempo ad un processo relativo a fatti rispetto a cui
è stato dichiarato estraneo, e destinato a proseguire per volontà del pubblico
accusatore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Infine,
sembrano cogliere nel segno quegli orientamenti che palesano la necessità di
collocare l’intervento sulla prescrizione nell’ambito di una più ampia riforma
dell’intero sistema orientata ad assicurare l’attuazione del principio
costituzionale della ragionevole durata del processo: una riforma imperniata
sulla depenalizzazione dei minori che conducono i Tribunali al collasso e su
una altrettanto incisiva revisione degli organici, da attuarsi attraverso
l’assunzione di nuovi magistrati e di nuovo personale a supporto. Le nuove
norme in tema di prescrizione risultano infatti l’ennesimo prodotto generato
dalla tendenza del legislatore a rifuggire le riforme di ampio respiro per
concentrarsi su misure isolate e a costo zero, destinate a risultare
difficilmente compatibili col sistema nel quale vengono calate, e ad esporsi di
conseguenza alla sopra descritta sequenza di accenti polemici ispirati da mere
esigenze di parte, che ne rendono difficilmente percepibili criticità e punti
di forza.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">(articolo pubblicato su <a href="http://www.articolo1mdp.it/">www.articolo1mdp.it</a> )<o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-77024061528994566612019-11-15T18:10:00.002+01:002019-11-15T18:14:47.352+01:00QUELLA POLITICA DEBOLE CHE NON SI RIFORMA PER LEGGE<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSN6trg9mZCt-nDKh6tAENKkN38JeIr5aWK0-iwkvG5Fo4Lp2m0wJ3Mz1-qtRcJNcFvA1HtN3dUQz7LgwsFr1GF95i_9xGGVQq6UNtdACNBO6V-jwU65eZoEJj4kvu24w0XboKSg/s1600/75262232_2476890179225345_1128750343492993024_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="679" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSN6trg9mZCt-nDKh6tAENKkN38JeIr5aWK0-iwkvG5Fo4Lp2m0wJ3Mz1-qtRcJNcFvA1HtN3dUQz7LgwsFr1GF95i_9xGGVQq6UNtdACNBO6V-jwU65eZoEJj4kvu24w0XboKSg/s400/75262232_2476890179225345_1128750343492993024_n.jpg" width="281" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Di seguito, il testo dell'intervento svolto in occasione del dibattito dal titolo: <b>Taglio dei parlamentari - Rappresentanza politica e legge elettorale</b> svoltosi a Cagliari il 14 novembre 2019.</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
legge di revisione costituzionale del 12 ottobre 2019 offre diversi spunti di
riflessione, che investono non solo e non tanto il suo contenuto (relativo
alla, forse oltre misura, invocata riduzione del numero dei parlamentari),
quanto le modalità che ne hanno caratterizzato l’approvazione. Modalità che
generano svariati interrogativi sull’idea di Costituzione che anima le forze
politiche impegnate nell’approvazione della riforma, e, prima ancora, sull’idea
di democrazia di cui le stesse forze risultano portatrici.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
questo senso, il primo degli interrogativi al quale si è appena fatto cenno viene
ispirato dall’immagine (grottesca o sconfortante, a seconda dei punti di vista)
dei parlamentari del M5S che festeggiano in piazza l’approvazione della riforma
con tanto di forbici di cartapesta brandite a beneficio di telecamere. Chiaro
il messaggio all’opinione pubblica: via gli sprechi, via i politici
inefficienti, via privilegi e borboniche guarentigie. In tre parole: "costituzionalizziamo il Vaffa"<costituzionalizziamo il="" vaffa="">. <o:p></o:p></costituzionalizziamo></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Tuttavia,
premesso che le considerazioni elaborate in occasione del referendum del 2016
pongono più di un dubbio sulla reale entità del risparmio che la riduzione del
numero di deputati e senatori assicurerebbe alle casse dello Stato, è lecito
chiedersi: può la determinazione degli assetti di una democrazia esaurirsi
nella prospettiva dickensiana del “due penny sono due penny”? E l’inefficienza
denunciata dagli alfieri del forbicione cartonato dipende da un malfunzionamento
dell’istituzione parlamentare (dunque da riformare) o dall’inadeguatezza di chi
in quell’istituzione vive e opera?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ancora:
a seguito della formazione di una maggioranza di governo diversa da quella che
ha sostenuto l’Esecutivo in carica dal maggio 2018 all’agosto 2019, la legge in
commento è stata approvata con il voto favorevole di gruppi parlamentari che ad
essa si erano opposti nelle precedenti letture (e di deputati e senatori che,
ad oggi, sono paradossalmente impegnati nella raccolta delle firme per
promuovere il referendum confermativo). Le ragioni di un simile cambiamento di rotta
si risolvono ora in argomenti di brutale realpolitik ("</span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">la politica è l’arte del compromesso: era necessario concedere al M5S il
taglio dei parlamentari per porre fine alla deriva fascioleghista"</span><span style="font-family: "book antiqua", serif; font-size: 12pt;">), ora
nell’impegno, intervenuto tra i partiti della stessa maggioranza, a elaborare
un ulteriore pacchetto di riforme volto a razionalizzare il sistema
costituzionale, nonché ad avviare il confronto che dovrebbe condurre
all’approvazione di una legge elettorale di impostazione proporzionale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Detto
però che gli ulteriori interventi sulla Carta Fondamentale sono esposti alle
forche caudine del procedimento aggravato e che sulla legge elettorale l’intesa
tra i sostenitori del Governo in carica sembra tutt’altro che prossima, non si
può non chiedere se la Costituzione – nella sua più alta accezione di complesso
di regole che presiede al funzionamento del gioco democratico, destinato in
quanto tale a rimanere estraneo all’indirizzo politico di governo – possa
essere degradata a merce di scambio tra le varie forze politiche impegnate
nella formazione di una sorta di Gabinetto d’emergenza, scambio per giunta
ispirato alla perplimente logica del “oggi in contanti – domani a credito”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Dickens
e “i due penny sono due penny”; costituzionalizzazione del “vaffa”; la Carta
fondamentale ridotta a merce di scambio nell’indirizzo politico di maggioranza.
Che idea di Costituzione, che idea di democrazia alimenta questa riforma? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Dubbi,
domande, opacità, che confluiscono in un interrogativo più generale: perché
tutte le maggioranze (di differente colore ed orientamento) alternatesi dal
1994 ad oggi hanno tentano di mettere mano alla Carta costituzionale, malgrado
il corpo elettorale – per ben due volte negli ultimi quindici anni – ne abbia confermato
attualità e vitalità? E perché nessuna delle suddette maggioranze ha mai
provato ad individuare nella Costituzione quel “programma politico” al quale
ispirare la sua azione, magari partendo da una proposta di legge volta a
regolamentare il funzionamento dei partiti politici, restituendoli alla
dimensione di strumento di partecipazione dei cittadini alla vita dello Stato,
ad essi assegnato dall’art. 49 Cost?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Dubbi,
domande e opacità, che inducono a pensare ad una politica debole che tenta di
scaricare sulle istituzioni la propria strutturale mancanza di un’idea di
democrazia degna di tale nome, nella speranza che il forbicione cartonato
dell’ennesima legge di revisione costituzionale basti a sopperire
all’incapacità di riformare sé stessa, assecondando le istanze che provengono
dal corpo elettorale. Perché è la politica, nei suoi protagonisti e nelle sue
articolazioni, a necessitare di una penetrante riforma: e la politica, in quanto
tale, non si può riformare per legge. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo Dore jr.</span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-10067611797065209352019-07-09T21:52:00.001+02:002019-07-09T21:52:36.537+02:00LA LEGGE DEL CAPITANO<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0jOXloe_7U_uSDUHsAg5RQQulRPvDk-e2h3fk-JpBo_LoAJV9Zm2XkN4UugiYQ4Z8fpQWJwjke3FupoT8jGgw7cT1sWHxozFNTZV_qA0tZssW91N_dEz49fOD6ZNGFBnyA04H1w/s1600/salvini-rabbia.jpg_206093188.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="505" data-original-width="750" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0jOXloe_7U_uSDUHsAg5RQQulRPvDk-e2h3fk-JpBo_LoAJV9Zm2XkN4UugiYQ4Z8fpQWJwjke3FupoT8jGgw7cT1sWHxozFNTZV_qA0tZssW91N_dEz49fOD6ZNGFBnyA04H1w/s400/salvini-rabbia.jpg_206093188.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<a href="https://articolo1mdp.it/la-legge-del-capitano-che-ci-cambia-il-linguaggio-e-i-pensieri/" style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 16px; text-align: right;" target="_blank">Articolo pubblicato sul sito www.articolo1mdp.it</a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 16px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 16px;">La scena domina ormai da gi</span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">orni </span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">le pagine social dei principali quotidiani
europei: Matteo Salvini in maniche di camicia che, livido in volto, declina la
sua legge a beneficio di like e tweet. Carola Rackete, la temeraria comandante della
Sea Watch 3, è una criminale: e pazienza se l’ordinanza del GIP non ha disposto
la convalida del fermo ravvisando le scriminanti dell’adempimento del dovere e
dello stato di necessità con riferimento alla condotta diretta a condurre la
nave – con il suo sanguinante carico di carne e disperazione – al sicuro nel
porto di Lampedusa. I giudici che applicano la legge in maniera non coerente
con i desiderata del potere politico sono appunto degli avversari politici del
potere; i giudici che non applicano la legge del Capitano dovrebbero dismettere
la toga e farsi eleggere in Parlamento. La separazione dei poteri non è
materiale da tweet, le letture di Montesquieu non appartengono al bagaglio
culturale del popolo del like: noi questa giustizia la cambiamo, perché un
giudice non può opporsi alla maggioranza degli Italiani, non può contravvenire
a quella che, post dopo post, viene di fatto percepita come la legge del
Capitano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’osservatore
mediamente attento si sente pervaso da una fastidiosa sensazione di già visto,
avviluppato da una canzone troppe volte ascoltata negli ultimi vent’anni:
quella dell’insofferenza verso una giustizia che proclama la sua indipendenza
dal potere politico; quella che vagheggia un sistema penale draconiano nei
confronti della criminalità stracciona e sostanzialmente indifferente alle
malversazioni dei colletti bianchi; quella dell’arbitraria sovrapposizione tra
diritto e consenso, cristallizzata nel ritornello: “chi vince comanda; chi
comanda decide”. Nulla di nuovo sotto il sole: Salvini veste di dimensione
social i vecchi videomessaggi di Berlusconi; il Capitano, in fin dei conti, ha
solo inglobato quel che resta del decadente Cavaliere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Eppure
in quel volto livido, che si offre deformato alla videocamera di un cellulare,
c’è qualcosa di più e di diverso, capace di generare un’inquietudine più
profonda dell’indignazione collegata alle invettive contro le toghe rosse dal
Vangelo secondo Silvio. Quel qualcosa in più è l’odio, inoculato in dosi da
cavallo nelle vene del popolo dei social, che disprezza il corpo dell’immigrato
e invoca a voce piena lo stupro della Capitana. L’odio, che trasforma la
normale dialettica processuale in un assurdo derby tra patrioti e disfattisti;
l’odio, che impone di “andare a prendere a casa” il giudice a cui si rimprovera
un’interpretazione delle norme non gradita a chi comanda; l’odio, che assegna a
un anonimo cittadino lampedusano le fattezze della belva assetata di sangue.
L’odio verso un nemico che non esiste, dipendente dalla necessità di difendere confini
non minacciati; l’odio verso lo straniero, innervato dal grido “prima gli
Italiani!”; l’odio verso chi dissente, subito bollato come traditore; l’odio
verso l’Europa, la Magistratura, le istituzioni di garanzia, percepite come un
inutile freno alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ubris</i> della
maggioranza politica contingente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ecco
allora che dietro quel volto livido e deformato inizia a rimbombare l’eco di
una domanda, destinata a tormentare l’osservatore mediamente attento più degli
oplites dei social: che Paese sta diventando, quello in cui l’odio di cui sopra
arriva a mettere in discussione, oltre alle regole fondamentali del sistema
democratico, gli stessi principi del vivere civile? Che Paese sta diventando,
quello in cui la razionale applicazione delle leggi si perde nel brutale
clamore della rissa da stadio? Che Paese sta diventando, quello che pretende di
reggersi unicamente sulla legge del Capitano?<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-41142281100312066632019-06-15T11:36:00.001+02:002019-06-15T11:40:51.949+02:00“TITANIC – COME RENZI HA AFFONDATO LA SINISTRA” Chiara Geloni – PaperFirst Editore – pp. 227<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOtJREP6gyi6u69DVUr1qUkcmgWNrc1REsaa4FiawwlkohO_F9eWiicqur3GRbF8oUFz7PqypuwkQneWmfjFrkuiSWyrqSrvVi1OgOwgdGKBSMzvemu43ObDvlg3y1Q9C5xTl11w/s1600/71NmtynFEAL.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1542" data-original-width="1000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOtJREP6gyi6u69DVUr1qUkcmgWNrc1REsaa4FiawwlkohO_F9eWiicqur3GRbF8oUFz7PqypuwkQneWmfjFrkuiSWyrqSrvVi1OgOwgdGKBSMzvemu43ObDvlg3y1Q9C5xTl11w/s400/71NmtynFEAL.jpg" width="257" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Chiudendo
idealmente il cerchio della stagione dei “Giorni bugiardi” – scanditi dalla “non
vittoria” del 2013, dalla “Notte dei centouno” e dalle conseguenti dimissioni
di Bersani dalla segreteria del PD -, Chiara Geloni propone una lucidissima
analisi delle varie tappe del naufragio imposto alla sinistra italiana lungo la
folle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">road map</i> della rottamazione.
Una fredda ricostruzione del recente passato necessaria per comprendere le
tante storture che la quotidiana cronaca parlamentare propone; un pugno nello
stomaco di quanti ancora credono nella narrazione della sinistra <i style="mso-bidi-font-style: normal;">smart</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">E
la storia di un naufragio. Perché Titanic soprattutto questo vuole essere: la
storia di un naufragio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
naufragio di un patrimonio di idee e sentimenti alimentato da mezzo secolo di
splendide battaglie democratiche, e cancellato con un tratto di penna dagli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">oplites</i> di un rinnovamento senza radici;
il naufragio di quella che voleva essere una classe dirigente, abbagliata dall’illusione
di poter sopperire con pose gladiatorie e battute da gita scolastica alla
mancanza di una cultura politica degna di tale nome; il naufragio di un popolo
orbato di un riferimento in grado di rappresentarne istanze e posizioni, e
gradualmente condannato a disperdersi nel livido oceano dell’irrilevanza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma
soprattutto, Titanic è la storia del naufragio di Matteo Renzi, ideale risposta
ai tanti interrogativi che “Giorni bugiardi” aveva lasciato per forza di cose
in sospeso: chi ha armato i Centouno? Chi ha pensato di colpire Prodi per
abbattere Bersani? La risposta arriva dal congresso del PD del 2013, dalla
sconfortante immagine della sfida alla playstation tra i due Mattei (Renzi e
Orfini), mentre il PD iniziava ad arretrare in tutte le principali città; la
risposta arriva dalla defenestrazione di Enrico Letta, sfiduciato con un tweet
in luogo del necessario passaggio parlamentare; la risposta arriva dal Patto
del Nazareno, con Renzi che entra a Palazzo Chigi forte della benedizione di
due padrini del calibro di Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
doping elettorale delle Europee del 2014 rappresenta il classico Bacio della
Morte, da cui si alimenta la pulsione dei protagonisti del CambiaVerso a
rottamare quel che restava dell’area democratica –mediante la scientifica recisione
di tutti i punti di contatto tra il PD e i suoi tradizionali referenti sociali –
sull’altare del Partito della Nazione, formula improvvidamente mutuata dagli
scritti di Alfredo Reichlin, e di cui lo storico dirigente del PCI ha fino alla
fine dei suoi giorni denunciato lo scorretto utilizzo. Ecco allora il “gettone
nell’IPhone”, sberleffo utile a rappresentare la sostanziale marginalità
assegnata al tema della tutela del lavoro nella narrazione leopoldina; ecco il “ciaone”
agli elettori in occasione del referendum sulle Trivelle; ecco il referendum
costituzionale, maldestro e pericoloso tentativo di obliterare, attraverso una
scriteriata deriva plebiscitaria, il modello di democrazia tratteggiato dalla
Carta Fondamentale a favore di una sorta di confusa e confusionaria egocrazia a
bassa intensità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">A
nulla sono valse le grida di allarme di quanti, ravvisando la famosa “mucca in
corridoio”, segnalavano la marea montante di una destra aggressiva e
regressiva; a nulla è servita la riflessione in forza della quale, nel
confronto tra una destra che cavalca la tigre del disagio sociale e una
sinistra senza identità, la sinistra è fatalmente destinata a soccombere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">“Se
mi portano al governo le destre, li vado a cercare”. Le parole di Bersani
vengono sommerse dall’orchestrina installata sul ponte del Titanic: il
naufragio è compiuto, tra un congresso farlocco e una scissione consumata
troppo tardi per arginare la deriva in atto, per proporre una scialuppa di
salvataggio all’elettorato progressista in fuga dagli ultimi fuochi della
stagione renziana. Il naufragio è compiuto, la sinistra è dispersa nell’oceano
dell’irrlievanza, disarmata dalla politica dei popcorn dinanzi ai rigurgiti
reazionari cristallizzati nel contratto gialloverde. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Rimane
solo lo spazio per una recriminazione e per una speranza, affidata ancora una
volta alla postfazione di Bersani: il relitto del PD renziano rappresenta
ancora oggi la zavorra che impedisce alla sinistra di riprendere il suo
viaggio, un viaggio che avrebbe potuto essere diverso se il Comandante del
Titanic non avesse voluto lanciare la nave nella sua folle corsa contro gli
iceberg di una Waterloo annunciata. Ma quel popolo senza riferimenti non può
restare per sempre in mezzo al mare: prima o poi, qualcuno, a costo di
sacrificare la retorica della “comunità”, troverà la forza per elaborare una
proposta che tenga conto di errori e responsabilità; prima o poi, qualcuno
sentirà il bisogno di creare non un generico “fronte contro i populismi”, ma di
declinare un’alternativa ideologicamente connotata alla destra che avanza;
prima o poi, la sinistra riprenderà il suo viaggio. Ma occorre fare in fretta:
perché ora che il Titanic è affondato, davanti a noi c’è solo il mare aperto.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-15896647040734241332019-04-25T09:22:00.002+02:002019-04-25T09:22:56.408+02:00IL 25 APRILE DEL CAPITANO VERDE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhROzmgH1Dw9imalFMuAgIE1Izler3jHGEqStA_KdomTJM7CFWnsiad8C0G5yUtfU65prlABGrxLabGJqkKHVWGjZ7GYL8kmxnxRzuqS5GxTGeSYWPinBUfD07ahYfEiFJjAhMutw/s1600/10301536_247772662091359_1579106387481843587_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="476" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhROzmgH1Dw9imalFMuAgIE1Izler3jHGEqStA_KdomTJM7CFWnsiad8C0G5yUtfU65prlABGrxLabGJqkKHVWGjZ7GYL8kmxnxRzuqS5GxTGeSYWPinBUfD07ahYfEiFJjAhMutw/s640/10301536_247772662091359_1579106387481843587_n.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<a href="https://articolo1mdp.it/il-25-aprile-del-capitano-verde-e-quello-che-imparera-a-corleone/" target="_blank">articolo pubblicato su www.articolo1mdp.it</a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
scena è quella che meglio di ogni altra immortala il passaggio dalla Seconda
Repubblica all’inizio della Terza, l’icona di una stagione-ponte verso il
nebbioso grigiore di un futuro inquietante e indecifrabile: Matteo Salvini al
centro di uno studio televisivo, che squaderna a beneficio di telecamere la
consueta ridda di slogan tagliati con l’accetta. “Il 25 aprile? Non mi iscrivo
a un derby tra fascisti e comunisti. La vera liberazione è quella dalla Mafia,
e io, il 25 aprile, vado a Corleone”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’impulso
del democratico medio di cambiare canale – riflesso automatico e autodifensivo
rispetto alle esternazioni del Capitano Verde – viene questa volta paralizzato
dalla forza di una domanda, figlia illegittima di un ricordo balzato fuori
dalle pagine sgualcite del Romanzo delle Stragi in cui si identifica la storia
italiana del dopoguerra: ha senso una comparazione tra antimafia e
antifascismo? I valori dell’antimafia non sono essi stessi espressione dei
principi democratici che sgorgano dalla Lotta di Liberazione, per andare a
costituire il substrato fondante della Carta Costituzionale?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
risposta, si diceva, sta tutta in quel ricordo: nel ricordo di una giornata di
maggio del 1947, nella Sicilia appena uscita dalla seconda guerra mondiale;
voglia di cieli puliti dalle bombe, fame di libertà che invade l’aria. I
lavoratori si radunano per celebrare la loro festa, si radunano per urlare
“terra ai contadini!” in faccia alle logiche di campieri e latifondisti, si
radunano per celebrare la Repubblica che sta per nascere: fondata sul lavoro.
Si radunano, a Portella della Ginestra. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">All’improvviso,
quella festa di popolo viene spazzata via da una pioggia di fuoco e piombo, che
lascia sull’erba insanguinata undici morti e quarantasette feriti. E’ una
strage: il primo capitolo del nostro maledetto romanzo. Chi ha sparato, e
perché? A sparare, è stato Turiddu Giuliano, il bandito di Montelepre prima
contaminato da rigurgiti reazionari veicolati attraverso istanze separatiste, e
poi trasformato nella pedina di un gioco grande, destinato a concludersi con la
più classica delle fucilate alla schiena. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Perché
ha sparato? Proprio perché era diventato una pedina, Turiddu Giuliano: una
pedina nelle mani degli esponenti di quei centri di potere che troppe volte,
negli anni a venire, troveranno nella connessione con il sodalizio mafioso lo
strumento utile a conservare certi equilibri, condizionando con la violenza il
libero svolgimento delle dinamiche democratiche. Politica opaca, spioni e
banditi, patti segreti e sangue per le strade: già emergono le componenti
essenziali del filo conduttore che tiene insieme i vari capitoli del romanzo
delle stragi, scandito da tre parole capaci di conservare, malgrado il fluire
del tempo, tutta la loro carica nera: strategia della tensione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
ricordo di Portella della Ginestra strappa allora un sorriso pieno di amarezza
al democratico medio, ancora tentato di assecondare l’impulso di cambiare
canale: che vada a Corleone, Matteo Salvini; che celebri in quella terra ancora
squarciata dalle pallottole del bandito di Montelepre, il suo 25 aprile.
Scoprirà, forse con una punta di stupore, di essersi involontariamente
costretto a partecipare al derby a cui aveva sperato furbescamente di
sottrarsi, a vivere in prima persona il confronto tra coloro che hanno
sacrificato la propria vita in nome di quei principi democratici che rendono la
nostra Costituzione figlia della Resistenza e quanti, dopo averne osteggiato
l’affermazione, hanno barattato la stabilità di quegli stessi principi
sull’altare di un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pactum sceleris</i> con
le varie anime del potere criminale. Scoprirà che, vanificando ogni possibile
contrapposizione, i valori dell’antimafia finiscono con l’identificarsi con i
valori dell’antifascismo, con i valori che ispirano la celebrazione, in tutte
le piazze d’Italia, di ogni 25 aprile: soprattutto del 25 aprile a Corleone,
soprattutto del 25 aprile che si accinge a vivere il Capitano Verde. <o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<br /></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-62124872936778557022019-03-25T21:20:00.001+01:002019-03-25T21:20:48.569+01:00C’ERA UNA VOLTA LA SINISTRA Antonio Padellaro – Silvia Truzzi, PaperFirst, pp. 137 <br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKhlmcs_vdW2DCrtjEZBhkW0lx_vkNwpvZS21YiPxO3GaHrFKt7ldp0xdaG3BqV8raB0QEpQDeaG_VHGr91010sszNHtltpMxfYd-LXxsZMDABTuXucPnYJqC7OZ1dyBgpAKZIbg/s1600/71W7W4vpEYL.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1557" data-original-width="1001" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKhlmcs_vdW2DCrtjEZBhkW0lx_vkNwpvZS21YiPxO3GaHrFKt7ldp0xdaG3BqV8raB0QEpQDeaG_VHGr91010sszNHtltpMxfYd-LXxsZMDABTuXucPnYJqC7OZ1dyBgpAKZIbg/s400/71W7W4vpEYL.jpg" width="255" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Occhetto
e quella svolta decisa in solitudine; Bertinotti e il poeta morente; D’Alema,
il leader incompiuto; Bersani e la notte dei 101. In un serrato
libro-intervista ai protagonisti dei passaggi principali della storia recente
della sinistra italiana, due giornalisti del calibro di Silvia Truzzi e Antonio
Padellaro ripercorrono i momenti più dolorosi della lunga diaspora vissuta
dagli eredi di Berlinguer, dalla Bolognina fino al Patto del Nazareno.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Vittorie,
sconfitte, sogni, rimpianti, delusioni, verità rivelate e verità ristabilite si
alternano nella ricostruzione degli intervistati, nel tentativo di dare una
risposta convincente alle domande dei militanti di quel che resta dell’area
democratica: quando ha cominciato a morire la sinistra? Chi può considerarsi
responsabile della sistematica dispersione del patrimonio di idee, valori e
consenso che sosteneva il principale Partito Comunista d’Occidente? E
soprattutto, c’è ancora spazio per una sinistra nel nostro Paese? Domande che
impongono una valutazione a tutto tondo sull’intera parabola della Seconda
Repubblica, e che costituiscono lo spunto per alcune riflessioni al veleno. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">La
svolta della Bolognina, momento iniziale di questa fase di dispersione, assume
un significato del tutto peculiare, se inquadrata nel più ampio contesto
cronologico che va dalle parole affidate da Berlinguer a Scalfari all’inizio di
Tangentopoli. Alla Bolognina la sinistra inizia a morire, ma non per la scelta
di avviare il percorso (nei fatti già intrapreso) dall’eurocomunismo verso il
socialismo democratico: inizia a morire nel momento in cui – ignorando la
lezione del Segretario sassarese, che della degenerazione dei partiti a
macchine di potere e clientela, al servizio di boss e sotto-boss , aveva per
primo intuito il livello di gravità – si è fatta trovare impreparata di fronte
alla crisi dei grandi partiti del ‘900, rinunciando alla propria identità, ai
propri capisaldi ideologici, perfino al proprio linguaggio nel tentativo
impossibile di contrapporsi all’ondata berlusconiana replicandone per certi
aspetti il modello.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Un
errore fatale, destinato a condizionare la stagione di grandi speranze che
aveva accompagnato la marcia dell’Ulivo verso il governo del Paese: una marcia
azzoppata dalla strategia bertinottiana volta a garantire a Rifondazione la
nicchia della sinsitra movimentista, anche a costo di rinunciare all’ambizione
di rafforzare la sinistra di governo; condizionata dalle contraddizioni che si
annidavano nella strategia della Bicamerale (poi paradossalmente riabilitata
tanto dai Saggi di Lorenzago quanto dal ddl Renzi – Boschi) e dalla mancata
approvazione della legge sul conflitto di interessi, colpevolmente sacrificata
sull’altare della frettolosa e pasticciata riforma del Titolo V della Carta
fondamentale; ma alla lunga avvelenata soprattutto dalla pretesa di obliterare
il ruolo dei partiti – nella loro tradizionale dimensione di strutture preposte
alla formazione della classe dirigente ed alla creazione di un canale di
comunicazione stabile tra istituzioni e società -</span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"> </span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">in favore di diverse, e pericolosamente
meteoriche, forme di partecipazione. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">I
comitati e i “partiti senza tessere”, il Lingotto e il “non sono mai stato
comunista”, la frattura col mondo del lavoro e il “falco” Calearo in
Parlamento: i partiti perdono rilievo, ridotti a macchine di potere e di
clientela, a strumenti di consenso per boss e sottoboss: Berlinguer aveva visto
giusto, Berlinguer aveva visto lontano. Bersani e il suo “partito da
combattimento” rappresentano l’estremo tentativo di invertire la rotta che
conduceva la sinistra verso la rottamazione, un tentativo destinato a esaurirsi
nella Notte dei 101, tra la leggerezza di gruppi parlamentari più sensibili al
sentiment di Twitter che alla strategie politiche di ampio respiro e le
ambizioni di una classe dirigente già proiettata verso il Partito della
Nazione. Il resto è storia recente: Matteo Renzi e il “gettone nell’IPhone”, il
Jobs act e la Buona scuola, l’eutanasia della sinistra consumata a reti
unificate, tra le grida della folla che invocava la cacciata di quanti,
ravvisando l’incombere di una destra violenta, oscurantista e regressiva,
opponevano un flebile: “fermatevi!” alla Road to perdition della svolta buona.
Fino al referendum costituzionale, fino alla scomparsa della sinistra dal
palcoscenico principale della politica italiana.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Nel
riporre il volume di Truzzi e Padellaro nello scaffale della libreria, nella
mente del lettore rimane spazio solo per l’ultima domanda che i due autori
propongono ai loro protagonisti: la sinistra è morta per davvero, o c’è ancora
spazio per una sinistra in Italia? Risponde Bersani, con il sano realismo che
ne caratterizza gli argomenti: riprendete il rapporto con chi se n’è andato,
non lasciate nessuno indietro. Sì, forse la sinistra non è ancora morta; forse
c’è ancora spazio per una sinistra in Italia: a condizione che la sinistra
sappia procedere ad un’analisi critica del proprio passato per offrire una
lettura del presente che non sia adulterata dalla semplice esigenza di una
classe dirigente asfittica, in crisi di consenso e di identità, di conservare,
a livello più o meno alto, privilegi e rendite di posizione. Condizione
indispensabile per ricostruire la connessione sentimentale con chi è rimasto
indietro, condizione indispensabile per non relegare la sinistra alla triste
dimensione del “c’era una volta…”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">(articolo pubblicato su <a href="http://www.articolo1mdp.it/" target="_blank">www.articolo1mdp.it</a>)<o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-6752377559345682582019-01-02T12:19:00.000+01:002019-01-02T12:19:11.385+01:00ATTUALITA’ DELLA DIFESA DELLA COSTITUZIONE: DALL’ATTACCO FRONTALE ALL’EROSIONE SILENZIOSA.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzH6i5mvrSPAW3nQRsqQyFGlYVQAatkCx2Y6aWgSK1l4nqiKVfqhlEilRGbGPNXE68t-0d6E5C9DDn-9uow2Of7rSTD2GcqthHgCiFMMdZ-gMy0LSO7kGmgOLJktMX0jLs0pjQ1Q/s1600/conte-di-maio-e-salvini-800x445.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="800" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzH6i5mvrSPAW3nQRsqQyFGlYVQAatkCx2Y6aWgSK1l4nqiKVfqhlEilRGbGPNXE68t-0d6E5C9DDn-9uow2Of7rSTD2GcqthHgCiFMMdZ-gMy0LSO7kGmgOLJktMX0jLs0pjQ1Q/s400/conte-di-maio-e-salvini-800x445.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">Le
riflessioni contenute nel recente editoriale di Gustavo Zagrebelsky – relative
alla vena di “tribalismo” che, insinuandosi nelle viscere della società
italiana, ha finito col mettere in discussione il modello di democrazia
delineato dalla Carta Fondamentale – acquistano ulteriore attualità alla luce
delle modalità di approvazione della legge di bilancio, con il Parlamento
costretto ad approvare “a scatola chiusa” l’atto normativo innervante le linee
della politica economica del Paese, e le opposizioni (in gran parte
identificabili nelle stesse forze impegnate, solo due anni or sono, a segnalare
l’incompatibilità tra i tempi lunghi delle dinamiche parlamentari e l’efficientismo
delle democrazie decidenti) chiamate a denunciare la lesione delle prerogative
delle Camere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Una
nuova attualità, figlia illegittima di un interrogativo proposto con forza da
quei settori dell’area democratica che tuttora individuano nella Costituzione
la via maestra del proprio agire: lo “strato” della Carta, i principi in essa
contenuti e gli apparati preposti a garantirne l’attuazione trovano ancora un
riscontro nei valori condivisi dal substrato sociale su cui la Carta stessa si
innesta? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ad
una prima analisi, la risposta al quesito appena formulato non può che essere
positiva: negli ultimi dodici anni, sono stati proposti due progetti di
revisione costituzionale di fatto qualificabili alla stregua di attacchi
frontali all’impianto complessivo della Costituzione, ad opera di maggioranze
di diverso orientamento le quali, animate dalla stessa idiosincrasia verso il
sistema di garanzie in esso contenuto, di fatto proponevano il superamento
della democrazia parlamentare a favore di una sorta di una sorta di
autoritarsimo a bassa intensità, imperniato sullo svuotamento delle prerogativa
del Parlamento e la consacrazione a livello normativo della figura del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">primus supra pares</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
entrambe le occasioni, gli attacchi frontali a cui si è fatto cenno non hanno
superato le colonne d’Ercole del referendum oppositivo, con i cittadini
mobilitati per riaffermare l’attualità del compromesso alto raggiunto nel 1948
dai protagonisti della Lotta di Liberazione. Ma se l’esito delle consultazioni
referendarie ha messo in sicurezza la Carta dagli attacchi frontali di cui
sopra, esso non sembra idoneo a fungere da rete di protezione contro un
diverso, ma non meno inquietante, fenomeno: quello dell’erosione silenziosa dei
principi costituzionali da parte di forze politiche che – espressione del tribalismo
denunciato da Zagrebelsky, e appunto identificabile nell’esaltazione
dell’incompetenza, nell’affermazione costante nella cultura del nemico
(individuato, a seconda delle convenienze del momento, negli immigrati, nelle
istituzioni comunitarie, negli organi di stampa, nei tecnici dei ministeri),
nel pervicace ricorso ad un linguaggio aggressivo, utile a solleticare gli
istinti più bassi di un Paese in sofferenza – declinano nei fatti una cultura
del potere incompatibile con quella a cui sono ispirate le scelte del
Costituente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
questo senso, la ventilata richiesta di impeachment del Capo dello Stato – reo
di avere, in occasione della formazione dell’Esecutivo in carica, rivendicato
il potere di nomina dei ministri assegnatogli dall’art. 92 – era stato un primo
segnale di scollamento tra dato normativo e concreta azione istituzionale; il
decreto sicurezza, le vicende della nave Diciotti e le già richiamate modalità
di approvazione della legge di bilancio confermano l’erosione in atto: senza
mettere (almeno per ora) in discussione l’involucro formale della norma
costituzionale, lo strapotere della maggioranza politica contingente sta
trasformando la Carta in un simulacro vuoto; lo strato costituzionale, in altri
termini, viene silenziosamente eroso dal tribalismo che esonda da certi ambiti
del substrato sociale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’interrogativo
di partenza assuma allora un ulteriore, e più specifico rilievo: di quali mezzi
dispone l’area democratica, per riaffermare ancora una volta l’attualità dei
principi della Costituzione? In cosa può risolversi quella “resistenza civile”
a cui fa appello l’editoriale di Zagrebelsky? La risposta non può che dipanarsi
su due diversi piani: da un lato, questa resistenza civile deve tradursi in una
rinnovata fiducia in quelle istituzioni di garanzia (Presidente della
Repubblica, Corte costituzionale, Magistratura), le quali hanno dimostrato di
saper preservare la loro indipendenza anche dinanzi ai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">desiderata </i>dei depositari diretti o indiretti del potere politico
in questa delicata congiuntura storica. D’altro lato, questa esigenza di
reazione non può che essere canalizzata in una nuova mobilitazione, analoga a
quella che ha ispirato il voto del 2016, a difesa del modello di democrazia
delineato dalla Carta, nella consapevolezza del fatto che l’erosione silenziosa
perpetrata dalle forze espressione del tribalismo sociale non è meno
pericolosa, per la sopravvivenza di quel modello, degli attacchi frontali di
cui lo stesso è stato oggetto nel recente passato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: left;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-34621579649542775842018-12-06T09:47:00.003+01:002018-12-06T09:50:15.658+01:00LA SARABANDA DELLE OCCASIONI MANCATE<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqKX1mFAometppDYOgFKa7cYb3bMc7z0LAT-8IL7KPM3YH7uXkkP9pugPJ4NzguZCSe-rLTEhF5KbD5nX8rCquyvV_4mo1P4T4yzp5ZAup7bF7TzN9o9YdyN894uiuPCjP7iXM-A/s1600/812889e8-6af2-4fdc-930d-a145c6b33369_large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1280" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqKX1mFAometppDYOgFKa7cYb3bMc7z0LAT-8IL7KPM3YH7uXkkP9pugPJ4NzguZCSe-rLTEhF5KbD5nX8rCquyvV_4mo1P4T4yzp5ZAup7bF7TzN9o9YdyN894uiuPCjP7iXM-A/s400/812889e8-6af2-4fdc-930d-a145c6b33369_large.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , serif; font-size: 12pt;">Le
prime note della sarabanda delle occasioni mancate iniziano a risuonare nella
notte del 4 dicembre del 2016, quando il corpo elettorale, paralizzando l’entrata
in vigore del ddl Renzi – Boschi di riforma dell’intera seconda parte della
Costituzione, ha riaffermato l’attualità del modello di democrazia declinato
dalla Carta Fondamentale, e dei principi ai quali quel modello risulta ispirato.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’esito
della consultazione referendaria veniva infatti percepito come il momento
conclusivo della parabola del renzismo, come il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">requiem</i> che doveva accompagnare la transizione dei protagonisti
della stagione della rottamazione dai fasti dei palazzi del potere all’oblio
della vita privata, e come il preludio di una nuova stagione per l’intera area
democratica. Una nuova stagione basata sulla comprensione degli errori commessi
nei due anni del Governo secondo Matteo, su un nuovo patto fondativo tra la
sinistra e i suoi tradizionali riferimenti sociali, su una nuova proposta
politica costruita proprio alla luce di quei principi costituzionali in cui gli
elettori avevano appena dimostrato di volersi riconoscere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Sì,
la sconfitta del renzismo era un’occasione, e si è rivelata la prima di tante
occasioni mancate: attraverso la logora liturgia di un congresso senza
confronto, Renzi si è assicurato il controllo di (quello che restava di) un
partito senza entusiasmo e senza prospettive, ridotto a vuota sovrastruttura di
coordinamento per parlamentari e consiglieri. Ma quel risultato era un’occasione,
anche per le forze collocate a sinistra del PD, un’occasione alimentata dal
coraggio di alcune personalità di livello nazionale che, rinunciando alla
rassicurante garanzia di una quasi scontata rielezione, hanno scelto di
impegnarsi nella costruzione di una nuova proposta in grado di offrire un’alternativa
ad un popolo orbato dei suoi tradizionali riferimenti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Tuttavia,
anche questa proposta è stata ben presto assorbita dalla sarabanda delle
occasioni mancate, dalla pervicace tendenza di un’ampia fetta di ceto politico
ad impadronirsi, nelle varie realtà locali, di queste forze di nuova creazione,
allo scopo di garantirsi una fetta – seppure sempre più ridotta – di piccole e
medie rendite di posizione. La sarabanda delle occasioni mancate è esplosa
allora in uno stonato crescendo rossiniano con le elezioni del 4 marzo,
overture del contratto di governo tra Salvini e Di Maio: la retorica del “fuori
i negher” diventa linguaggio istituzionale, l’incompetenza è ostentata alla
stregua di una medaglia al valore, la disapplicazione manifesta dei principi
costituzionali diviene la bussola che orienta l’indirizzo politico della
maggioranza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un
grido di dolore si alza da associazioni, intellettuali, operatori economici,
settori della cultura all’indirizzo dell’opposizione democratica: dateci un’alternativa,
basata sulla formulazione di un programma finalmente coinvolgente, sulla
formazione di una classe dirigente autenticamente rinnovata, capace di
intercettare le energie sprigionate dalla campagna referendaria. Dateci un’alternativa,
fin dalle prossime elezioni locali: fin dalle elezioni in Sardegna. Perché
anche la Sardegna potrebbe, in questo senso, rappresentare un’occasione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma
la sarabanda delle occasioni mancate ha da tempo superato il Tirreno: smaltita
rapidamente la depressione post-referendaria, gli epigoni del renzismo isolano
si ritrovano oggi sotto le insegne di quel gruppo dirigente che, dall’Ora tocca
a noi all’adesione alla riforma costituzionale, della rottamazione leopoldina
ha saputo rendersi più precursore che semplice interprete, mentre i partiti
prodotti dalla scissione del PD, archiviata rapidamente ogni velleità di
rottura con il recente passato, aderiscono placidamente all’ennesima
riproposizione di quel modello di centro-sinistra al cui superamento, nelle
intenzioni dei fondatori, dovrebbero viceversa essere funzionali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ecco
allora che la disperata richiesta di alternativa rivolta all’opposizione
democratica sembra ancora una volta infrangersi sull’appello al voto utile
dinanzi all’ennesima sfida secca tra conservazione dello status quo e resa
incondizionata all’incedere del leghismo alla campidanese, che quel grido di
dolore a cui si è poc’anzi fatto cenno è destinato a cadere nel vuoto della perenne
mancanza di riferimenti, lasciando all’area democratica solo l’amarezza che
sempre accompagna le ultime note della sarabanda delle occasioni mancate.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: left;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-17199473522701935232018-11-10T10:21:00.002+01:002018-11-10T10:21:48.293+01:00LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE: QUEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzlYiS495uOCH0aM8UuIrb2PNGluwKtQ6iTmEkLWIBOV9Cmc2ED1V4uWgpL9lSPQvq7FYeaLKe0xADC68UfoIXJm7rYmwvUc9TktwIy4XUqsU-E0eq3ceEWTFYqMHPx8IdWVoRuw/s1600/31281392_10215729017447327_3600658546674368512_o.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="877" data-original-width="1379" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzlYiS495uOCH0aM8UuIrb2PNGluwKtQ6iTmEkLWIBOV9Cmc2ED1V4uWgpL9lSPQvq7FYeaLKe0xADC68UfoIXJm7rYmwvUc9TktwIy4XUqsU-E0eq3ceEWTFYqMHPx8IdWVoRuw/s400/31281392_10215729017447327_3600658546674368512_o.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">In
un lungo editoriale pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 2 novembre,
Angelo Panebianco segnalava il silenzio dei “puristi della Costituzione”</span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">- così intendendo quello “stratificato movimento”
di politici, professori, intellettuali, semplici cittadini che si sono opposti
tanto al progetto di revisione costituzionale elaborato dal Saggi di Lorenzago
nel 2006, quanto dal ddl Renzi – Boschi oggetto del referendum del dicembre
2016 - avverso “ i propositi costituzionalmente eversivi di Grillo e
Casaleggio”, silenzio considerato indicativo di una evidente consonanza
ideologica.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Al
netto di alcune affermazioni evidentemente poco meditate (i due progetti di
riforma dianzi richiamati non vertevano su “qualche comma”, ma sull’impianto
complessivo della seconda parte della Carta; specifiche misure volte a favorire
la stabilità dell’Esecutivo non alimenterebbero quel rischio peronista
viceversa riscontrabile nella radicale alterazione dell’equilibrio tra i poteri
dello Stato previsto dall’attuale assetto), l’articolo merita una breve
replica, anche allo scopo di gettare un fascio di luce sulle posizioni di
quella fetta di area democratica che, in ragione del suo impegno della
battaglia referendaria, è stata, negli ultimi tempi, ingiustificatamente
accusata di collateralismo rispetto alle forze che sostengono il “governo del
cambiamento”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Come
emerge dallo scritto di Panebianco, questa contestazione muove infatti da una
falsa premessa che a sua volta alimenta una ancor più irricevibile conclusione:
la falsa premessa risiede nell’assunto in forza del quale il c.d. “movimento
dei puristi della Costituzione”, in realtà indifferente ai valori della
Resistenza e di fatto ignaro delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rationes</i>
che presiedono alle scelte del Costituente, utilizzerebbe la Carta come una
sorta di clava da brandire in odio del capo politico di turno, si chiami
Berlusconi o si chiami Renzi; la conclusione si identifica invece in una sorta
di accondiscendenza degli esponenti del movimento in parola rispetto alle
pulsioni che animano la maggioranza di governo in carica, accondiscendenza
confermata dal silenzio verso posizioni estreme, come quelle che sostengono la
necessità di chiudere il Parlamento o di limitare le prerogative del Capo dello
Stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
verità, a prescindere dalle logiche di schieramento, la mobilitazione a difesa
della Carta è sempre stata ispirata non dalla avversione in confronto del
Principe più o meno illuminato, ma dalla adesione ad un certo modello di
democrazia, nella consapevolezza del fatto che il sistema di equilibri
delineato dal Costituente deve per sua natura essere reso impermeabile alle
contingenze del singolo momento storico: un modello di democrazia imperniato su
un substrato di valori condivisi – come quello sul quale si muovevano le varie
forze politiche che avevano preso parte alla Lotta di Liberazione -; un modello
di democrazia basato sull’attuazione del “programma politico” identificabile
negli obiettivi indicati dalla Costituzione, e che le varie maggioranze di
governo alternatesi nel corso degli ultimi anni hanno troppo spesso evitato di
mettere in atto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ai
sostenitori di questo modello di democrazia non sfugge la malcelata avversione
dell’attuale maggioranza di governo rispetto al sistema di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">check and balances</i> declinato dalla Carta fondamentale, né la
tendenza propria dei partiti aderenti al “contratto di governo” su cui si fonda
l’Esecutivo in carica ad assumere scelte in aperto contrasto con quanto
stabilito dal dettato costituzionale. Una tendenza emersa dall’abusivo ricorso
alla decretazione d’urgenza, e dall’approvazione del “decreto sicurezza” in
assenza dei presupposti di necessità e urgenza richiesti dall’art. 77, comma 2;
una tendenza manifestata rispetto agli artt. 2 e 18, con i principi della
tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, di solidarietà e di inviolabilità
personale pericolosamente disapplicati in occasione delle vicende che hanno
coinvolto le navi Acquarius e Diciotti; una tendenza ribadita con riferimento
all’art. 47, dalla minaccia al valore della tutela del risparmio innervata da
una politica economica generatrice di una potenzialmente incontrollabile
decuplicazione del debito pubblico; una tendenza palesata in ordine all’art.
49, attraverso l’esaltazione del ruolo del capo politico (talvolta perfino elevato
al grado di Capitano) invero poco compatibile con il metodo democratico che
dovrebbe ispirare l’azione dei partiti; una tendenza, infine, confermata con
riguardo all’art. 54, risultando i “balli sul balcone” dei parlamentari
pentastellati difficilmente riconducibili ai parametri di disciplina e onore a
cui deve ispirarsi la condotta dei titolari di pubbliche funzioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Una
tendenza che gli appartenenti a quel “Movimento dei puristi della Costituzione”
elaborato dalla poco felice ironia di Panebianco non condividono e non
assecondano, e che dimostrano – attraverso la <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mobilitazione a presidio della centralità del
Parlamento (svilita dall’ingiustificato ricorso alla questione di fiducia da
parte del Governo), delle prerogative del Presidente della Repubblica ed a
difesa dell’autonomia delle scelte della Magistratura, nonché tramite
l’adesione a tutte le manifestazioni di protesta ad ogni tipo di
discriminazione razziale – di avversare senza cedimenti: nella consapevolezza
del fatto che i valori fondanti il modello di democrazia tratteggiato dalla
carta non sono negoziabili, né possono essere messi in discussione dai
depositari del potere politico in un dato momento storico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr., Luisa Sassu, Marco Sini, Roberto Mirasola, Mariella Montixi<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">(articolo pubblicato sul sito </span><a href="http://www.fuoripagina.it/2018/11/10/la-costituzione-non-serve-per-colpire-il-capo-politico-di-turno-risposta-a-panebianco/?fbclid=IwAR0nces7Xha41QIWjYcj0NTiX_OLc4RflRYp5-zvVHkAVvIRVBLqi9nSWKo" style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;" target="_blank">FuoriPagina</a> )</div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-36286725748021210982018-09-01T11:24:00.001+02:002018-09-01T11:24:15.384+02:00“L’INGANNO DI BERLINGUER” Domenico Del Prete – Pendragon Editore – pp. 237<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCkSR2gMlu1N0nNYDrqODqveQAIh8XvHlekigwvxoxX5QPSZ4Ie4_UT0cggOTxLbaL4Sdjzy5Cv64aDZwe21y6O16Pk8sAtQvW9zkv62xRpiDGRelsQxlmGOpip-5_8lekI9N8nw/s1600/9788865989791_0_0_0_75.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1537" data-original-width="1000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCkSR2gMlu1N0nNYDrqODqveQAIh8XvHlekigwvxoxX5QPSZ4Ie4_UT0cggOTxLbaL4Sdjzy5Cv64aDZwe21y6O16Pk8sAtQvW9zkv62xRpiDGRelsQxlmGOpip-5_8lekI9N8nw/s400/9788865989791_0_0_0_75.jpg" width="260" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">“L’inganno
di Berlinguer”, ovvero l’inganno di un leader capace di consegnarsi alla Storia
come l’icona di un progetto di rottura degli equilibri consolidatisi all’ombra
del Muro di Berlino, obliterando la propria dimensione di alfiere di un
apparato irrigidito dalla cortina del centralismo democratico, di protagonista
indiscusso di una svolta destinata a rimanere incompiuta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ricostruzione
ardita, quella proposta nel libro di Domenico Del Prete. Ricostruzione ardita,
e tutta incentrata sulla particolare lettura di alcuni fatti specifici: la
frattura mai integralmente consumata con la grande madre Russia – nemmeno dopo
la repressione ungherese del 1956 e la Primavera di Praga del 1968 -;
l’espulsione dei reprobi del “Manifesto”; la stagione del grande
consociativismo in cui si risolverebbe il “compromesso storico”; il rapporto
mai consolidato con il partico socialista. Sullo sfondo, l’accusa, nemmeno
tanto velata, di non avere assecondato l’evoluzione del PCI in una forza
autenticamente socialdemocratica (evoluzione tardivamente abbozzata da Occhetto
attraverso la svolta della Bolognina), in grado di incarnare le istanze di una
moderna sinistra di governo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Una
ricostruzione ardita, e forse poco attenta al quadro storico complessivo nel
quale si colloca il travaglio vissuto dai comunisti italiani nel secondo
dopoguerra, alla ricerca di quel socialismo dal volto umano da praticarsi sotto
l’ombrello della Nato, destinata a risolversi nel frettoloso tentativo di
rottamazione del patrimonio di battaglie democratiche e conquiste civili che
hanno scandito la storia italiana della seconda parte del ‘900, e rivelatosi
invece il presupposto imprescindibile per affrontare le sfide della modernità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Una
ricerca protrattasi per quasi mezzo secolo, tra entusiasmo e sofferenze,
vittorie e sconfitte, intuizioni ed errori inevitabili. Se un errore fu la
mancata presa di posizione a favore dell’insurrezione ungherese – non
giustificabile in ragione dell’esigenza di tenere unita una base forgiata nel
mito della Rivoluzione d’Ottobre -, la Primavera di Praga impose invece ai
comunisti italiani – e per primo a Berlinguer – la ricerca di una prospettiva diversa
dalla fedeltà a Mosca: non più a est ma a ovest; da declinare non più sotto
l’egida del Patto di Varsavia ma sotto il più rassicurante contesto
dell’Alleanza atlantica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
golpe cileno confermò l’attualità della strategia togliattiana diretta a
favorire l’interlocuzione tra masse socialiste e masse cattoliche; la necessità
di superare la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">conventio ad excludendum </i>che
paralizzava la dialettica democratica di un Paese diviso in blocchi
contrapposti costituì il punto di partenza del “Compromesso storico”, primo
step di un disegno di ampio respiro che – attraverso le riflessioni
sull’eurosocialismo e le critiche mosse all’intero Politbjuro nei discorsi
tenuti dal Segretario a Mosca nel ’76 e nel ‘77 – mirava al superamento della
logica degli opposti imperialismi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un
partito di ispirazione autenticamente socialista affrancato dal giogo del
Cremlino; un partito che – senza rinnegare la sua identità in confronto del
modello socialdemocratico – si proponeva come forza di governo in un paese
collocato nel cuore del Mediterraneo: Berlinguer perseguiva una rivoluzione autentica,
e non alimentava l’inganno di una svolta mai intrapresa. Una rivoluzione
autentica, stroncata in Via Fani il 9 maggio 1978. La morte di Aldo Moro segnò
idealmente l’inizio della stagione che avrebbe condotto all’eutanasia della
Prima Repubblica: la stagione del Pentapartito, la stagione della “Milano da
bere”, la stagione del craxismo che già iniziava ad alimentare i germi
dell’epopea berlusconiana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Del
processo di degenerazione della politica che questa stagione avrebbe innescato
– e destinato a deflagrare sotto i colpi di Tangentopoli -, della degradazione
dei partiti a “macchine di potere e clientela, nelle mani di boss e
sotto-boss”, della pericolosa commistione tra “finanziamenti irregolari o
illegali” e brutali forme di arricchimento personale forse solo Berlinguer
aveva intuito la portata, individuando nell’alternativa democratica, nella
centralità della questione morale, nella rivendicazione della “diversità”
comunista l’unica via d’uscita per la sinistra italiana dalla deriva in atto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
conclusione di questo ragionamento perviene ad un risultato per certi versi
speculare rispetto a quello che il libro di Del Prete tenta di perseguire:
lungi dal perpetrare un inganno alla Storia, Berlinguer si propone al giudizio
di essa come un leader capace di interpretare le tensioni, le insidie e le
prospettive del suo tempo, indicando ai comunisti italiani una dimensione
autonoma nel panorama internazionale, tratteggiando una strategia che poteva
condurre i discendenti di Gramsci al governo del Paese, offrendo alla sinistra
una via di fuga dalla crisi incombente. Ma un inganno, alla fine, forse c’è
stato: perpetrato da chi, anche richiamando impropriamente la stagione del
Compromesso storico, ha obliterato quel profilo autonomo che il Segretario
intendeva imprimere al partito, liquidando, in nome della modernità, quel
patrimonio di idee e valori di cui la sinistra teorizzata da Berlinguer doveva
invece costituire espressione. La chiosa è affidata alle parole di Aldo
Tortorella, in quella che forse è la più lucida tra le testimonianze raccolte
nel volume di Del Prete: “Si è visto che fine ha fatto chi è diventato
liberista”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; tab-stops: 388.5pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">(pubblicato
su www.articolo1mdp.it)<o:p></o:p></span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-39345843187917457062018-06-07T08:05:00.001+02:002018-06-07T08:05:07.871+02:00IL NEMICO (Vindice Lecis – Nutrimenti ed., 2018, pp. 194)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO9U4FBfYMeDA3RKz1wb7-cqb47HnAX8BXu9UptN50s4B1_gp9gmNCn5q3R_4BW2swm-as_W7AerKiRGdBAtbyp1It2J5CFKczg9_O92UzS9SQfhp5_smDppiG69WwXKbqPYE3AA/s1600/il-nemico-vindice-lecis.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1410" data-original-width="945" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO9U4FBfYMeDA3RKz1wb7-cqb47HnAX8BXu9UptN50s4B1_gp9gmNCn5q3R_4BW2swm-as_W7AerKiRGdBAtbyp1It2J5CFKczg9_O92UzS9SQfhp5_smDppiG69WwXKbqPYE3AA/s400/il-nemico-vindice-lecis.jpg" width="267" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’aggettivo
più adatto per descrivere “Il Nemico”, ultimo romanzo di Vindice Lecis edito da
Nutrimenti, è “plumbeo”: plumbeo come le divise dei dignitari sovietici;
plumbeo, come le stanze di Botteghe Oscure nel gelido inverno del 1951;
plumbeo, come il clima che attanagliava l’Italia appena uscita dal conflitto
mondiale. Un romanzo plumbeo, dunque, che mira innanzitutto a ricostruire le
tensioni, le speranze, le pulsioni di una stagione destinata a segnare
irreversibilmente la storia italiana del dopoguerra; a rappresentare il
travaglio del PCI, assediato dall’esterno e lacerato dai conflitti interni,
ancorché celati sotto le ferree logiche del centralismo democratico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Le
indagini di Antonio Sanna (il funzionario dell’ufficio quadri già protagonista
de “L’infiltrato) vertono su due fatti specifici: la scoperta di un sistema di
microspie nella casa di Togliatti e Nilde Iotti (quest’ultima, sospettata di
intelligenze con ambienti vaticani); e la condotta di Giulio Seniga, stretto
collaboratore di Secchia e depositario di parte del tesoro segreto del partito.
La rilevanza di questi fatti può però essere compresa alla luce di un’ulteriore
serie di eventi, che il romanzo ricostruisce a tratti analiticamente, a tratti
in modo più sfumato: la “Svolta di Salerno” e la conseguente scelta di
Togliatti di abbracciare la dialettica parlamentare silenziando ogni tentazione
verso la lotta armata; l’attentato di Pallante, col Migliore costretto dal suo
letto d’ospedale a intimare calma ai militanti che già innalzavano le barricate
a Trastevere; il secondo attentato subìto dal Segretario, e l’invito di Stalin
a trascorrere un periodo di convalescenza in Russia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Gli
eventi da ultimo richiamati produssero un duplice effetto: in primo luogo,
l’eccessivo autonomismo del PCI rispetto alle determinazioni del Cremlino
attirò su Roma la diffidenza di Mosca, con Stalin intenzionato a non perdere il
controllo di un avamposto strategico nelle dinamiche della Guerra Fredda; in
secondo luogo, il confronto tra fautori della strategia parlamentare e
sostenitori della lotta armata (mirabilmente descritto nel romanzo attraverso
le discussioni tra Sanna e il futuro suocero) alimentò la frattura tra
Togliatti e Pietro Secchia, uomo di fiducia del PCUS e principale teorico del
partito da combattimento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In
questo contesto si colloca il tentativo di sottrarre al Migliore la segreteria
del partito per confinarlo nell’esilio dorato del COMINFORM (perfetta
applicazione della logica stalinista del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">promoveatur
ut admoveatur</i>); in questo contesto si inquadrano i sospetti verso Nilde
Iotti; in questo contesto Sanna si trova ad indagare. Il tutto mentre la
repressione della polizia di Scelba inizia a incombere sui lavoratori in lotta,
mentre oscuri esponenti della burocrazia fascista ricostruivano la loro
verginità politica sotto le insegne del nuovo moderatismo di governo, e mentre
lo spettro di una struttura militare parallela, molto segreta e molto potente,
creata per neutralizzare una vittoria elettorale dei comunisti faceva
trasparire quella dimensione di democrazia imperfetta destinata a trascinare
l’Italia verso la stagione delle stragi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Sospetti
e microspie, attentati veri e presunti, spioni e militari sotto copertura. E
una sola, ineludibile domanda, per Sanna, per il PCI, per Togliatti: dove si
nascondeva il nemico? Togliatti riuscì a schivare le profferte di Stalin
imprudentemente avallate dalla direzione del partito, e attese, a suo modo,
l’occasione per chiudere i conti con gli oppositori interni. L’occasione si
presentò con la “fuga con la cassa” ordita dal traditore Seniga: travolto dalla
doppiezza del suo collaboratore, Secchia perse gradualmente la sua centralità
all’interno dell’organizzazione, finendo superato dal rinnovamento togliattiano
insieme al mito della lotta armata. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Tanto
nel plumbeo romanzo di Vindice Lecis quanto in quell’altrettanto plumbeo
romanzo che è la storia italiana del dopoguerra, la ricerca del nemico si
conclude quindi con una vittoria del Migliore, capace di riaffermare la propria
dimensione di leader e la propria idea del PCI come partito della Costituzione,
e di rispondere alla domanda poc’anzi formulata, portando allo scoperto il
nemico e sconfiggendolo in silenzio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo Dore jr.</span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-37791675611114572142018-05-30T16:31:00.001+02:002018-05-30T16:31:06.913+02:00CRISI ISTITUZIONALE E RUOLO DEL COLLE: TRA VALUTAZIONI GIURIDICHE E CRITICA POLITICA.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYRz_Qc_QZnFEOdIdlunFnzYgLCD27dy2PkmddXM6TCsP_WA4pkkQ-VusPR9cP1m1imvZxEQWonF7ma284WNEQkz9OPeo2gg5eJo9hO9hMmzie8YLkA-zt3V8F6Azf8l0iV_Dvfg/s1600/sergio-mattarella-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1075" data-original-width="1600" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYRz_Qc_QZnFEOdIdlunFnzYgLCD27dy2PkmddXM6TCsP_WA4pkkQ-VusPR9cP1m1imvZxEQWonF7ma284WNEQkz9OPeo2gg5eJo9hO9hMmzie8YLkA-zt3V8F6Azf8l0iV_Dvfg/s400/sergio-mattarella-1.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Le polemiche che hanno
investito il ruolo del Presidente della Repubblica nella crisi istituzionale in
atto costituiscono lo spunto per alcune considerazioni di carattere generale,
presupposto necessario per offrire una valutazione equilibrata dell’esercizio,
da parte del Capo dello Stato, del potere attribuitogli dall’art. 92 Cost. Valutazione
che assume differenti connotati se condotta sul piano strettamente giuridico –
formale, ovvero se proiettata su quello latamente sostanziale della critica
politica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Muovendo dalla
considerazione, inopinatamente rilanciata da alcuni organi di stampa, in forza
della quale il Capo dello Stato si sarebbe “opposto alla sovranità popolare”,
impedendo la formazione del governo “votato dagli elettori”, non si può non segnalare
come, anche a causa di una legge elettorale caratterizzata da molteplici dubbi
di legittimità costituzionale, le elezioni del 4 marzo non abbiano determinato
un vincitore, generando un Parlamento di fatto parcellizzato in tre minoranze,
e dunque non in grado di esprimere (a differenza di quanto accaduto, ad
esempio, nel 2006 e nel 2008) una maggioranza riconducibile ad uno schieramento
politico ben definito. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">I due partiti che hanno
ottenuto il maggior numero di consensi (pur presentandosi in aperta contrapposizione
tra loro al giudizio delle urne) hanno faticosamente avviato un dialogo
orientato alla costruzione di un accordo politico - programmatico,
cristallizzato nel “contratto per il governo di cambiamento”. Proprio il
riferimento al “contratto” propone a sua volta due spunti di riflessione: da un
lato, esso infatti evoca un vincolo giuridico logicamente incompatibile con un
accordo di governo, basato esclusivamente su una comune visione di Paese
ispirata all’attuazione dell’interesse generale. D’altro lato, individuandosi
nel contratto lo strumento giuridico privilegiato di esercizio dell’autonomia
privata, da tale riferimento traspare una concezione appunto “privata” e
“proprietaria” delle istituzioni, una sorta di equazione (più volte applicata
imperante Berlusconi) tra il consenso elettorale e l’insensibilità alle regole
che governano la dialettica tra poteri dello Stato. Una logica proprietaria che
ha indotto un partito di minoranza (rappresentativo del 17% dei voti espressi
in occasione dell’ultima competizione elettorale) a imporre la nomina di un
ministro al Capo dello Stato; una logica proprietaria alla quale il Presidente
della Repubblica, nell’esercizio del suo ruolo di supremo garante degli
equilibri costituzionali, aveva non solo il diritto, ma financo il dovere di
opporsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Queste considerazioni
costituiscono, si diceva, il presupposto necessario per interpretare
correttamente l’art. 92 Cost., nella parte in cui esso assegna al Presidente
della Repubblica il potere di nominare il Presidente del Consiglio dei
Ministri, e, su proposta di questi, i singoli Ministri. Nell’ermeneusi di tale
norma, gli studiosi sono divisi tra quanti considerano la proposta del
Presidente del Consiglio vincolante per il Capo dello Stato (riducendo di fatto
la nomina dei membri del governo ad un atto solo formalmente presidenziale), e
quanti viceversa descrivono la nomina dei Ministri alla stregua di un atto
“complesso”, e dunque prodotto dalla concertazione tra Presidente della
Repubblica e Presidente del Consiglio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">La prassi istituzionale ha
favorito questa seconda lettura, assegnando alle determinazioni del Capo dello
Stato un’incidenza talvolta molto netta in ordine alla formazione
dell’Esecutivo: lettura peraltro supportata anche dal rilievo in forza del
quale i vari progetti di riforma della Carta Fondamentale precedenti quello
oggetto del referendum costituzionale del 2016 contemplavano proprio
l’attribuzione al Presidente del Consiglio del potere di nomina dei singoli
ministri, attribuzione che gli risulta dunque preclusa nell’assetto
istituzionale vigente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">In questa prospettiva, la
scelta del Presidente di non accogliere la proposta di nomina di un Ministro
deve considerarsi pacificamente riconducibile ai poteri ad esso assegnati dalla
Carta Fondamentale: non sfugge inoltre ad un’analisi obiettiva dei fatti che il
mancato insediamento dell’Esecutivo presieduto dal Prof. Conte non è dipeso dal
rifiuto del Capo dello Stato di procedere alla nomina del Governo, ma dal
rifiuto di un partito di maggioranza, riconducibile alla logica proprietaria di
cui sopra, di accogliere le indicazioni del Capo dello Stato rimanendo ferma
nella propria imposizione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Il discorso si sposta
sulle ragioni individuate a sostegno della scelta del Presidente, apparse più
ispirate a esigenze di politica generale che a motivazioni di stretto diritto.
Nell’esercizio del suo potere di nomina dei ministri, il Capo dello Stato deve
infatti trovare la sua stella polare nei principi della Costituzione: e in
questo senso, più del generico richiamo alla tutela del risparmio ed alla necessità
di rassicurare gli operatori economici internazionali, maggiore incidenza
avrebbe assunto il riferimento agli artt. 11 e 47 della Carta, oltre che al
principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato a cui si ispirano
numerose pronunce della Corte Costituzionale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Posto infatti che l’art.
11 valorizza le limitazioni di sovranità necessarie alla costruzione di un
ordinamento che assicura la pace e la giustizia fra le Nazioni, e che i
trattati istitutivi dell’Unione Europea e dell’Euro trovano proprio nella
disposizione da ultimo richiamata il loro fondamento costituzionale, le
posizioni di un tecnico che mettono in discussione tali limitazioni di
sovranità potrebbero collocarsi al di fuori del perimetro costituzionale,
giustificando così la sua mancata nomina a un dicastero centrale nella
costruzione dell’Esecutivo. Del pari, tutelando l’art. 47 Cost. il risparmio in
ogni sua forma, al di fuori del perimetro costituzionale si porrebbe un
ministro promotore di una politica economica potenzialmente contrastante con
tale esigenza riconosciuta dalla Carta Fondamentale. Infine, se il Presidente
della Repubblica, nella presente congiuntura politica, ha offerto alle forze
presenti in Parlamento il più ampio margine possibile nella ricerca di
un’intesa volta alla formazione di una maggioranza di governo, le imposizioni a
cui ho precedentemente fatto cenno risultano antitetiche rispetto a quel
principio di leale collaborazione che, nella prospettazione della Consulta, deve
costantemente ispirare i rapporti tra poteri dello Stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Rivolgendo ora la
valutazione dal piano giuridico – formale a quello più marcatamente politico, i
rilievi appena proposti sembrano però vertere non tanto sulla posizione di un
singolo ministro, quanto sul programma complessivo di cui quel ministro è
espressione, inopinatamente cristallizzato nel “contratto per il governo di
cambiamento” a cui si è in precedenza fatto cenno. Se questo è vero, più che
limitarsi a non accogliere la proposta del Presidente del Consiglio incaricato
relativa alla nomina del ministro, il Presidente della Repubblica avrebbe allora
dovuto manifestare questi rilievi in sede di conferimento dell’incarico,
rifiutando il conferimento di detto incarico al rappresentante di una maggioranza
portatrice di un programma di governo caratterizzato da molteplici dubbi di
legittimità costituzionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Inoltre - dinanzi alla
fase di stallo in cui al momento versano le istituzioni, una volta esaurita la
seconda fase delle consultazioni con il conferimento del “mandato esplorativo”
ai Presidenti di Camera e Senato, e prendendo atto della difficoltà delle forze
politiche di dare vita ad una maggioranza parlamentare degna di tale nome -, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è lecito domandarsi se non sarebbe stato
preferibile per il Capo dello Stato procedere direttamente allo scioglimento
delle Camere e restituire così la parola agli elettori, declinando una
soluzione che avrebbe portato ad un radicale superamento della crisi
istituzionale in atto, piuttosto che favorirne l’ulteriore aggravamento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Carlo Dore jr.</span></div>
<br />Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-14927047496676775302017-07-16T18:58:00.002+02:002017-07-16T18:58:59.561+02:00BORSELLINO: RICORDO DI UN EROE SOLO IN TERRITORIO NEMICO.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhERGazlsd6eaV9vQ0zNBOed8efOUDfWF3vUCgYBhyphenhyphenll7L8ScSz8l3inxMJlRj_XacxOe389oj8bD3X-csnoqmrLr4XnnXKpNaBDGM4wBlG4BGvHrb3Dp0dWZ5JnUM-Oq7lenvfFQ/s1600/falcone-borsellino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="880" data-original-width="1600" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhERGazlsd6eaV9vQ0zNBOed8efOUDfWF3vUCgYBhyphenhyphenll7L8ScSz8l3inxMJlRj_XacxOe389oj8bD3X-csnoqmrLr4XnnXKpNaBDGM4wBlG4BGvHrb3Dp0dWZ5JnUM-Oq7lenvfFQ/s400/falcone-borsellino.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Un mio ricordo di Paolo Borsellino, pubblicato sul sito www.articolo1mdp.it, diretto da Chiara Geloni.<br />
<br />
<a href="https://articolo1mdp.it/2802-2/" target="_blank">Borsellino: ricordo di un eroe solo in territorio nemico.</a>Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-31194647678952931352017-05-28T17:22:00.004+02:002017-05-28T17:22:49.469+02:00CHI ERA MARIO FIORETTI?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr1F2EwAa48TUxgf7hMmkKZ_eYzrXrpfQmXPdUHJsUWiS5GSA4mBi1GEhuNRDxHvo79_4NVXSlZPO99WvnuvTSzTdqzvpCo1aWx9iYo_SNakvekTAswD3ty9KTqyF9T2x5vYz7CA/s1600/a_Piazza_di_Spagna-Lapide_di_Mario_Fioretti_al_n_62__2__1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="425" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr1F2EwAa48TUxgf7hMmkKZ_eYzrXrpfQmXPdUHJsUWiS5GSA4mBi1GEhuNRDxHvo79_4NVXSlZPO99WvnuvTSzTdqzvpCo1aWx9iYo_SNakvekTAswD3ty9KTqyF9T2x5vYz7CA/s640/a_Piazza_di_Spagna-Lapide_di_Mario_Fioretti_al_n_62__2__1.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">La
giornata antifascista, promossa dall’ANPI e dalle altre associazioni che si
riconoscono nel modello di democrazia delineato dalla Carta Costituzionale,
assolve la funzione di riaffermare il valore della memoria in un’epoca caratterizzata
dalla tendenza a sovrapporre, in nome di una indefinibile esigenza di
“pacificazione nazionale”, vincitori e vinti, vittime e carnefici, persecutori
e perseguitati, eroi e infami; a obliterare quell’ideale linea di demarcazione
che, pulsando sotto l’epidermide della Storia, continua a separare la parte
giusta dalla parte sbagliata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;">Una
memoria costituita da centinaia di nomi, di volti, di fatti: alcuni nitidamente
presenti nell’immaginario collettivo; altri sbiaditi a causa dell’incedere del
tempo. Una memoria costituita da domande, come quella proposta dalla lettura di
alcuni articoli reperibili negli archivi di qualche quotidiano: chi era Mario
Fioretti? Non era un combattente come Lussu o un eroe tragico come Matteotti;
non ambiva alla dimensione di intellettuale universale propria di Antonio
Gramsci, né si caratterizzava per quella di “figlio del popolo” innervata da Di
Vittorio. Era un esponente della buona borghesia romana, un giovane giurista
dalle enormi prospettive, un docente di diritto romano e di diritto civile,
entrato in magistratura appena ventottenne: ma era anche, nel ricordo offerto
da Sandro Pertini, un’anima ardente, un generoso apostolo del socialismo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-indent: 35.4pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Chi
era Mario Fioretti? Era un uomo che voleva vivere: che voleva scrivere, che
voleva studiare, che semplicemente non accettava di mortificare la propria,
dirompente intelligenza osservando gli stilemi di un regime feroce e
grossolano, di un Paese che da vent’anni era incatenato alla parte sbagliata.
Per questo lo ricordiamo: per il suo impegno nella diffusione de “L’Avanti!”
nella Roma occupata dai nazisti; per la partecipazione al Movimento di unità
proletaria; per i “comizi volanti” tenuti in quella città sospesa tra una
dittatura che non voleva crollare e una democrazia che ancora non poteva
nascere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">E
per un gesto di ribellione. E per un colpo di pistola a Piazza di Spagna. Sì,
perché il suo sogno di vita e di libertà fu spezzato al termine di uno di quei
comizi, quando, circondato da una delle ultime squadre della morte, oppose
all’ordine di salutare la bandiera la reazione ispiratagli dalla sua
intelligenza ribelle: non si omaggia un vessillo grondante sangue, anche a
costo di un proiettile nel cuore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">A
oltre settant’anni di distanza da quella mattina del dicembre del 1943, di
Mario Fioretti resta solo questo: un ricordo affidato a qualche vecchio
giornale; e questa storia, che ho provato a condensare in poche righe. E una
lapide, quasi invisibile tra i palazzi che circondano Trinità dei Monti: “qui
cadeva Mario Fioretti, che amava gli oppressi, e anelava libertà”. E allora,
chi era Mario Fioretti? Mario Fioretti è questa storia; Mario Fioretti è la
nostra storia; Mario Fioretti è in queste poche parole, affidate per sempre
alla pietra della memoria: per impedire la sovrapposizione tra vincitori e
vinti; per riaffermare la linea di demarcazione che sempre dividerà, nella
reale ricostruzione dei fatti, la parte giusta dalla parte sbagliata.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-88593854517814892042017-04-30T18:20:00.001+02:002017-04-30T18:20:22.209+02:00"PER TUTTA UNA VITA": UN RICORDO DI PIO LA TORRE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVaCJGd55pMi15gHM-K8BwCUXqpIeob1Afl27fcy4WGWtANlNbawKbJkIjtUb5F4yDu7tBZgh3PQTuE8TKsH6rxAIHY39rEoM7KgH4qtRmX5QVkjoTLrpYCKtlFhjEmPXVhVgf1g/s1600/la+torre.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="331" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVaCJGd55pMi15gHM-K8BwCUXqpIeob1Afl27fcy4WGWtANlNbawKbJkIjtUb5F4yDu7tBZgh3PQTuE8TKsH6rxAIHY39rEoM7KgH4qtRmX5QVkjoTLrpYCKtlFhjEmPXVhVgf1g/s640/la+torre.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
Ho scritto questo ricordo di Pio La Torre per il magazine di Articolo 1 - MDP, diretto dalla mia cara amica Chiara Geloni.<br />
Di seguito, il link all'articolo.<br />
<a href="https://articolo1mdp.it/tutta-vita-un-ricordo-pio-la-torre/" target="_blank">https://articolo1mdp.it/tutta-vita-un-ricordo-pio-la-torre/</a>Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-76903725734528918762017-02-23T21:35:00.002+01:002017-02-23T21:35:25.040+01:00LA NECESSITA’ E L’OCCASIONE<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS3sJ1ABwSfpSzLlszwflms_f2-oX-bcaXvfc_zDwn4wezwdgcM-24OgVnA3Bho3y9lA5KJuDzxxNya4_a8NgZReiLnywiySDw1hPbH5i9tcX-kcjSkkiKwl-UKklWwmhZj1xU-w/s1600/scissione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS3sJ1ABwSfpSzLlszwflms_f2-oX-bcaXvfc_zDwn4wezwdgcM-24OgVnA3Bho3y9lA5KJuDzxxNya4_a8NgZReiLnywiySDw1hPbH5i9tcX-kcjSkkiKwl-UKklWwmhZj1xU-w/s640/scissione.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Fiumi
di parole hanno inondato giornali e televisioni, per descrivere le conseguenze
della “scissione” posta in atto dalla minoranza del PD alla vigilia di un
congresso destinato a trasformarsi nell’ennesimo lavacro lustrale della
leadership di Matteo Renzi, che ancora sconta le ammaccature della sconfitta
referendaria. Fiumi di parole, destinate ora a tradursi in generici appelli all’unità
contro i populismi, ora a risolversi in asfittici richiami al senso di
responsabilità di chi non è più disposto ad assecondare le logiche del partito
personale, ora a innervarsi della retorica (greve e vagamente cialtrona) che involge
i reiterati riferimenti a vendette e strategie di potere. Fiumi di parole,
volti ad edulcorare – colpevolmente o artatamente – la realtà prodotta dai
quattro anni di ortodossa diffusione del Vangelo secondo Matteo, sfumando i
limiti, le contraddizioni e le deformità di una stagione politicamente e
democraticamente fallimentare. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Individuando
nella segreteria del partito il trampolino utile per completare la scalata a
Palazzo Chigi, Renzi ha declinato una strategia di governo tutta impostata su due
fondamentali direttrici: il rafforzamento della propria immagine di capo
carismatico – rafforzamento colpevolmente assecondato da una classe dirigente
rivelatasi disponibile a barattare un patrimonio di storie e di esperienze
personali di tutto rispetto con uno strapuntino sul carro del vincitore -; la
costante ricerca di un nemico da abbattere, individuata quale efficace
strumento di moltiplicazione del consenso. La prima direttrice ispirava il combinato
disposto legge elettorale- riforma costituzionale, pietra angolare di un
modello di democrazia “decidente” o “a bassa intensità”; la seconda orientava
tanto la costante frustrazione delle istanze proposte da quelle categorie
sociali che la sinistra si era da sempre impegnata a rappresentare, quanto gli
attacchi agli esponenti della stessa area democratica che si ostinavano a segnalare
all’ex segretario le insidie di cui era disseminata la sua personalissima <i>road to perdition</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
voto del 4 dicembre e la sentenza della Consulta che ha rilevato l’illegittimità
costituzionale dell’Italicum ha così sancito il fallimento di questa idea di
democrazia, ed ha correlativamente certificato la definitiva frattura
intercorsa tra il PD e una fetta sempre più ampia di popolo della sinistra,
abbandonato sulla via del Partito della Nazione e disposto ad andare incontro a
una crisi di rappresentanza piuttosto che accettare la rottamazione del proprio
substrato culturale di idee e valori.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Una
simile crisi di rappresentatività e consensi richiedeva tre passaggi essenziali:
una riflessione approfondita sulla genesi della stessa, sulle ragioni della
sconfitta referendaria, sui limiti connaturati a una proposta politica che
obliterava i progetti di ampio respiro in favore della forza deflagrante di un
tweet; l’elaborazione di un programma inclusivo, che trovasse nell’attuazione
dei valori costituzionali dell’uguaglianza, della solidarietà e del diritto al
lavoro i propri obiettivi immediati; infine, il superamento di una classe
dirigente e di una leadership rivelatesi, alla prova dei fatti, non all’altezza
delle sfide che questa complicata fase storica propone.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il
prossimo congresso del PD persegue invece una strada diversa: nessuna analisi
del referendum, nessuna critica a quel modello di democrazia a bassa intensità.
Si va avanti con la classe dirigente plasmata dalla retorica della
rottamazione, si va avanti con Matteo Renzi, che cerca nel passaggio dai gazebo
una rinnovata legittimazione in grado di metterlo al riparo dalle conseguenze
di un’altra probabile sconfitta in occasione delle amministrative di primavera.
E’ troppo, per quel popolo della sinistra in crisi di rappresentanza; è troppo,
anche per quegli esponenti dell’area democratica che hanno cercato di frenare
la folle corsa verso il vuoto imposta dall’ex premier al partito, al Governo e
al Paese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Non
valgono allora i generici appelli al senso di responsabilità, rivolti a chi,
per amore della ditta, ha troppe volte assecondato scelte altrimenti insostenibili;
non valgono gli altrettanto generici richiami al possibile incedere dei
populismi, se declinati dai fautori di un paradossale (e a tratti sconfortante)
populismo di governo; non valgono i riferimenti alle vendette di D’Alema o alle
logiche conservative che governerebbero le scelte di Bersani, ultimo esemplare
di politico capace di rinunciare alla poltrona di Palazzo Chigi pur di non
stringere accordi contro natura con gli esponenti della peggiore destra
berlusconiana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
scissione posta in atto dalla minoranza del PD nasce, semplicemente, da una
necessità e da un’occasione: dalla necessità di riaffermare la forza di un
progetto di ampio respiro sull’incidenza degli slogan a centocinquanta
caratteri, di contrapporre un’idea di collettivo alla logica del partito
personale. E dall’occasione di restituire un riferimento a quella fetta di
popolo della sinistra che i teorici della Svolta buona hanno ritenuto non
meritevole di rappresentanza. Una necessità che non può essere elusa, un’occasione
che non può essere persa: per la povera Sinistra, e per la povera Italia. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-92155362731376520372017-01-15T23:13:00.000+01:002017-01-15T23:13:24.471+01:00L'OCCASIONE MANCATA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPSmTB2wQhr8gs6omdBUiQHApf9vmu1OLgTMK0G9TSWE8BV8O4caCJ6scnoMoBvwNzuv1MPfoOcUl65tkdtGtNCZ39YgI3YHqVD6qbeGRKSN_wDBZ7PhyphenhyphenKl-A9L3bCzljqC6Nvug/s1600/NAPOLITANO-RENZI-facebook.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPSmTB2wQhr8gs6omdBUiQHApf9vmu1OLgTMK0G9TSWE8BV8O4caCJ6scnoMoBvwNzuv1MPfoOcUl65tkdtGtNCZ39YgI3YHqVD6qbeGRKSN_wDBZ7PhyphenhyphenKl-A9L3bCzljqC6Nvug/s400/NAPOLITANO-RENZI-facebook.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">L’esito
del referendum costituzionale avrebbe paradossalmente potuto costituire una
colossale occasione per il PD e per il suo attuale gruppo dirigente: l’occasione
per riattivare quella “connessione sentimentale” con la sua base sociale di
riferimento, esauritasi lungo la </span><i style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;">road to
perdition</i><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt;"> che doveva condurre al Partito della nazione; l’occasione per
restituire al partito la sua naturale dimensione di comunità politica, anch’essa
sacrificata sull’altare della leadership carismatica; l’occasione per avviare,
in definitiva, una riflessione critica in ordine ai principali avvenimenti che
hanno scandito l’evolversi della legislatura in corso, dalla “Notte dei 101” al
tentativo (velleitario e pericoloso) di rottamazione della Carta. Una
riflessione che, proprio alla luce del voto referendario, avrebbe dovuto
vertere tanto sulle responsabilità politiche di Matteo Renzi, quanto sulle
responsabilità istituzionali di Giorgio Napolitano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il naufragio del percorso
riformatore benedetto dal Presidente emerito all’atto del suo re-insediamento imporrebbe
infatti di valutare se lo stesso ex Capo dello Stato abbia sempre suonato a
tempo la “fisarmonica” dei poteri riconnessi alla sua carica: se la scelta di
differire il dibattito sulla fiducia all’ultimo governo Berlusconi (scelta che
di fatto regalò al Cavaliere un altro anno di regno, assicuratogli dal supporto
delle truppe scilipotiche), la decisione di non permettere a Bersani di
sottoporre alle Camere la sua sfida del Governo di cambiamento, la
determinazione di mettere sotto schiaffo il Parlamento condizionando la sua
permanenza al Quirinale all’attuazione di una penetrante revisione della Carta
possano considerarsi coerenti con il ruolo di supremo garante dell’equilibrio
costituzionale a lui assegnato nell’organizzazione orchestrale dello Stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Secondo questa linea di pensiero, nello
spartito composto da Napolitano Renzi ha recitato il ruolo della prima donna:
la scalata alla segreteria del PD è stato solo il primo passo della marcia di
avvicinamento verso Palazzo Chigi, colpevolmente assecondata da un gruppo dirigente
dimostratosi (con qualche lodevole eccezione, rinvenibile nelle sempre più
esigue fila della minoranza bersaniana) tanto disponibile ad assecondare l’ascesa
del nuovo corso quanto insensibile alle questioni di principio che avrebbero
potuto arginare lo strapotere del <i>princeps</i>.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La <i>ubris</i> collettiva figlia del voto europeo ha portato i protagonisti
della “svolta buona” a ignorare le conseguenze prodotte dalle scelte del
Governo: il <i>jobs act</i> e il legame con
la grande industria sfibravano il legame con il mondo del lavoro e del
sindacato; le <i>slides</i> che declinavano
le magnifiche sorti de “La buona scuola” facevano crescere il dissenso degli
insegnanti; l’indifferenza ostentata verso i problemi dell’Università recideva
il legame con il mondo della cultura. Quasi senza accorgersene, il Segretario
del PD e la sua maggioranza silenziosa si sono trovati da soli ad affrontare l’appuntamento
referendario (inopinatamente trasformato in un giudizio ordalico sulla figura
dell’ex premier): soli, nel fracasso di mille slogan senza cuore e senza
significato; soli, perché lontani anni luce dalle istanze e dalle
rivendicazioni di quegli strati sociali che avevano sempre trovato nel
centro-sinistra il loro ideale punto di riferimento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il “referendum straperso” avrebbe
dovuto indurre il Segretario del PD e la sua maggioranza consenziente a
procedere in questo sforzo di riflessione: ad ammettere limiti, errori e colpe;
a recuperare il dialogo con il proprio mondo declinando una nuova idea di
politica, e demandandone l’attuazione a una classe dirigente più matura e
consapevole di quella generata dal germe della rottamazione. Ma le parole affidate
da Renzi alle pagine de “La Repubblica” trasudano ancora <i>ubris</i> e fracasso, e i componenti della maggioranza consenziente
continuano a ostentare sorrisi e solgan senza cuore: il referendum è alle
spalle, avanti in nome del cambiamento, con l’obiettivo di sconfiggere i
populismi. Della riflessione non c’è traccia, non c’è spazio per la
riflessione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Eppure, il risultato del referendum
costituzionale suggerisce proprio che le logiche di cui si alimentano i
movimenti populisti vengono esaltate dal confronto all’ultimo sangue nel quale
la politica muscolare tende a risolversi; e che, correlativamente, la sconfitta
dei populismi passa proprio da quella
connessione sentimentale tra partito e popolo di cui il PD ha smarrito la
traccia, dalla capacità di aggregare elettori ed eletti attorno a un progetto
collettivo ispirato ad una forte “idea di politica”, in grado di irradiare tutte
le singole “idee politiche” che in quel progetto vengono a collocarsi. Un’idea
di politica che proprio gli strati sociali tradizionalmente collegati al
centro-sinistra hanno individuato nei principi della Costituzione, vanificando
i progetti di quanti ne invocavano il superamento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ecco perché dal risultato del
referendum si sarebbe potuto ripartire per ripristinare un punto di contatto
tra il PD e quei settori dell’area democratica che, al momento, si trovano
privi di rappresentanza; ecco perché la scelta del Segretario del PD di non
procedere nello sforzo di riflessione suggerito dal voto referendario sembra
destinato a risolversi nell’ennesima occasione mancata.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr. <o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-90548334555034627222016-12-05T12:40:00.002+01:002016-12-06T16:46:10.794+01:00LA PARABOLA DISCENDENTE DI MATTEO IL ROTTAMATORE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlOOhPMgjJT5kiwJfvU2ldF95m9w2ANzcKNr5sQNB5gYLm0v-Y2NEFOvfv93TyCh_YJercXCYPNPrBs5Lrwetld_IYAuw9vMXeR8KcY8VBRyFI-1cjpNQz_s42HNhsNKR9I42xsQ/s1600/dimissioni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlOOhPMgjJT5kiwJfvU2ldF95m9w2ANzcKNr5sQNB5gYLm0v-Y2NEFOvfv93TyCh_YJercXCYPNPrBs5Lrwetld_IYAuw9vMXeR8KcY8VBRyFI-1cjpNQz_s42HNhsNKR9I42xsQ/s400/dimissioni.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<span style="font-family: "book antiqua" , serif; font-size: 12pt; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La
curva discendente della parabola di Matteo il Rottamatore inizia nella notte
del 19 aprile del 2013, quando la mano lunga dei “centouno” soffoca la
candidatura di Prodi al Quirinale per sabotare il governo di cambiamento
proposto da Bersani quale alternativa alla melassa delle larghe intese con la
destra berlusconiana. Bersani sconfitto e ridotto al silenzio, le larghe intese
benedette da Napolitano come viatico delle grandi riforme, i “centouno” come base
di consenso per un congresso senza storia: Matteo non lo sapeva, ma aveva già
cominciato a auto-rottamarsi.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Leader divisivo e allergico ai
progetti politici di ampio respiro, alfiere sfrontato e a tratti sguaiato del
rinnovamento a breve termine, trova nel conflitto costante lo strumento per
apparire “fuori dagli schemi”, nella continua ricerca del nemico da abbattere
il leitmotiv della sua immediata strategia.
La dimensione di garante di un esecutivo di scopo, chiamato a superare
senza strappi il semestre europeo e a favorire l’approvazione di una legge
elettorale in grado di restituire un minimo di stabilità a un Paese paralizzato
nelle sabbie mobili del tripolarismo impefetto, gli sta stretta quasi quanto
quella del segretario tenuto a raggiungere la sintesi tra le mille anime di un
partito in ebollizione. Matteo non unisce, divide; Matteo non aspetta, corre;
Matteo non costruisce, rottama.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il Governo Letta sfiduciato con un
tweet; il Patto del Nazareno quale rampa di lancio per Palazzo Chigi: il nemico
da abbattere diventano i sindacati riottosi, i professoroni impegnati a
difendere privilegi e rendite di posizione, gli intellettuali professionisti
del catastrofismo. Le minoranze interne sono schiaffeggiate dai numeri del voto
europeo; i militanti di quella fetta di area progressista che implorano un
rallentamento al “governo del fare”, opponendosi al superamento del patrimonio
di valori, culture e conoscenze conquistato in quasi mezzo secolo di battaglie
democratiche, vengono irrisi dagli <i>oplites</i>
della generazione Telemaco, onesto comprimario dell’Odissea inopinatamente
elevato a icona di un gruppo dirigente impermeabile al principio secondo cui un
popolo che ignora le proprie radici non è in grado di comprendere il proprio
presente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , serif; font-size: 12pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , serif; font-size: 12pt;">Insofferenza ai tempi lunghi della
discussione democratica, connessione tra leader e popolo basata sulla forza del
messaggio istantaneo, esaltazione di un rinnovamento inteso come obliterazione
del tessuto valoriale comune si saldano nella riforma costituzionale, nella
spericolata distorsione del referendum sulla revisione della Carta in un
giudizio ordalico sulla figura di Matteo il rottamatore, alla continua ricerca
di una legittimazione popolare non richiesta e non necessaria. Ma una Carta
creata per offrire un sistema di regole condivise a un Paese allo sbando sfugge
alla logica del nemico a ogni costo; una Carta creata per unire non può
trasformarsi in uno strumento di lotta politica: si mobilitano i sindacati
riottosi, i professoroni e i professorini, i professionisti del catastrofismo.
Si mobilita quella fetta di sinistra diffusa che, privata di un referente
politico immediato, guarda alla Costituzione come a una realtà da praticare e
non da rottamare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">In una notte diversa da quella dei
centouno, Renzi si riscopre fondamentalmente vittima del suo stesso
personaggio, prima che dei nemici alimentati dalla retorica del conflitto
costante: della propria incapacità di utilizzare le lenti del passato per
cogliere le dinamiche del presente; di comprendere che, proprio alla luce del
recente passato, una serie di circoscritte modifiche della Carta Fondamentale,
approvate dal Parlamento senza il coinvolgimento diretto del Governo, sarebbero
state metabolizzate molto più facilmente da un elettorato diviso tra la tentazione
protestataria verso il Palazzo del potere e la paura del “salto nel buio”; di
percepire come il tentativo di stravolgimento dell’intera seconda parte della
Costituzione avrebbe finito col rappresentare il passaggio conclusivo della
parabola discendente intrapresa tre anni or sono da Matteo il Rottamatore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-64865167368711423562016-11-12T08:33:00.002+01:002016-11-12T08:33:23.949+01:00LO SCETTRO DEL PRINCIPE E LA CLAVA DEL TRIBUNO<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnBkjR-sxsjlrqZwQJzEHliErKAaX-aDTkKsimn8E4ZiOEgiFO-sXVdn3ly61eDyn-h4h-aAUVnNam_XtX2bgEwGyjn7ZULHWdABQim0uE3gzojOQUCBAFR2tubeqSGq9ubvaVag/s1600/2016-10-29T160936Z_87971236_D1BEUJUDQEAA_RTRMADP_3_ITALY-RENZI-RALLY-kGJB-U10901434827451CzH-1024x576%2540LaStampa.it.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnBkjR-sxsjlrqZwQJzEHliErKAaX-aDTkKsimn8E4ZiOEgiFO-sXVdn3ly61eDyn-h4h-aAUVnNam_XtX2bgEwGyjn7ZULHWdABQim0uE3gzojOQUCBAFR2tubeqSGq9ubvaVag/s400/2016-10-29T160936Z_87971236_D1BEUJUDQEAA_RTRMADP_3_ITALY-RENZI-RALLY-kGJB-U10901434827451CzH-1024x576%2540LaStampa.it.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; text-align: justify;">Un Senato composto da non eletti (e dunque, non qualificabile come
diretta espressione della sovranità popolare) che concorre all’approvazione di
leggi fondamentali per l’organizzazione dello Stato; un Senato composto da
consiglieri regionali e sindaci condannato alla quasi certa irrilevanza dal
sistema di termini che caratterizza il procedimento legislativo; un Governo che
individua nel procedimento a data certa un ulteriore strumento per ergersi ad
arbitro dell’attività del Parlamento; la competenza esclusiva delle Regioni
esposta alla “clausola vampiro” prevista dal nuovo testo dell’art. 117, comma
4.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: start;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Molteplici sono i profili di
criticità che la riforma costituzionale oggetto del referendum del prossimo 4
dicembre propone all’attenzione dell’opinione pubblica, molteplici sono le
ragioni del crescente dissenso di una parte sempre più ampia dell’area
democratica verso una riforma lontana dallo “spirito costituente” dal quale l’attuale
Carta Fondamentale risulta permeata. Una parte sempre più ampia dell’area
democratica che non dismette l’idea di Costituzione intesa come compromesso
alto tra forze politiche unite da un substrato di valori comuni; che non
asseconda il un progetto di Costituzione esclusivamente riconducibile alla
volontà della maggioranza politica contingente, figlio illegittimo del
tentativo di dividere il Paese in innovatori e conservatori, lealisti e
traditori, partigiani veri e finti. Una parte dell’area democratica che non
cede, in definitiva, alla tentazione di ridurre la Carta fondamentale a <i>instrumentum regni</i>, a “scettro del
principe”che moltiplica potere e consensi di una leadership carismatica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Questo dissenso montante è stato
(forse tardivamente) intercettato dalla minoranza del Partito democratico, nel
momento in si è opposta al combinato disposto tra ddl Renzi – Boschi e
Italicum, considerando per forza di cose irricevibili le generiche promesse di
revisione di una legge elettorale imposta dal Governo a colpi di fiducia, al
termine di un percorso parlamentare scandito dalla rimozione dei “dissidenti”
in seno alla commissione affari costituzionali e dalle dimissioni dell’on.
Speranza dalla sua carica di capogruppo del PD alla Camera dei deputati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il resto è grigia cronaca: la
riforma costituzionale ritorna l’ultima frontiera di un Esecutivo asfittico. Lo
scettro del Principe diventa la clava del tribuno: agitata dal Presidente del
Consiglio al centro di una piazza semivuota, per lo sconcerto di quanti
percepiscono il paradosso di un Governo schierato a sostegno della “sua”
Costituzione; abbattuta con violenza – al grido “Fuori! Fuori!” – sulle ragioni
dei dissidenti, brutalmente liquidate come l’estremo tentativo di salvaguardare
privilegi e rendite di posizione per i sepolcri imbiancati della conservazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma il dissenso alla riforma
costituzionale in atto non si traduce nell’aprioristica difesa dello <i>status quo</i>, né rappresenta una totale
chiusura verso possibili circoscritti aggiornamenti della Carta fondamentale
utili, nella prospettiva della “buona manutenzione costituzionale” a cui più
volte fa riferimento Stefano Rodotà nel suo ultimo libro, a rendere più
razionale ed efficiente il sistema democratico. No, le ragioni di questo dissenso vanno ricercate altrove:
nelle tante zone d’ombra che contraddistinguono il testo ddl Renzi – Boschi;
nei mille profili di irrazionalità che scandiscono il passaggio dal
“bicameralismo perfetto” al “bicameralismo confusionario”; e soprattutto nella
necessità di salvaguardare l’integrità del “compromesso alto” nel quale la
Carta fondamentale si identifica, senza cedere alla retorica di quanti
degradano la Costituzione a scettro del principe, o a clava del tribuno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-29940804874471493692016-07-02T10:49:00.001+02:002016-07-02T10:49:11.596+02:00DALLA NOTTE DEI 101 AL DDL RENZI – BOSCHI: VERSO UNA ROTTAMAZIONE DELLA CARTA?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtmT-jmm7Y_nQCat-O5rqlzRMQWP9RlwFVNBoI4lN9bfQbRHxhd8BVfHfW7WcHWk4DSJdlnURfpLpgGoPnqBQPK8G0veVfVH-tV7SteSVVzrbsVLX1ml4rINCSEWDBhOUoGmZJtA/s1600/senato3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtmT-jmm7Y_nQCat-O5rqlzRMQWP9RlwFVNBoI4lN9bfQbRHxhd8BVfHfW7WcHWk4DSJdlnURfpLpgGoPnqBQPK8G0veVfVH-tV7SteSVVzrbsVLX1ml4rINCSEWDBhOUoGmZJtA/s400/senato3.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;">La mia introduzione all'iniziativa svoltasi ieri a Cagliari, con Chiara Geloni, Alfredo D'Attorre e Luisa Sassu</i><span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;">.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;">L’operazione
diretta a ripercorrere i passaggi fondamentali dell’iter che ha condotto
all’approvazione del ddl Renzi –Boschi non può esaurirsi nella ricostruzione
delle varie fasi del procedimento formativo di una legge che pure è destinata a
condizionare in modo decisivo gli equilibri democratici del Paese nel prossimo
futuro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua", serif; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">No,
la sostituzione, in seno alla commissione affari costituzionali, dei
parlamentari del PD critici verso la linea del Governo, la continua minaccia
del ricorso al voto di fiducia, il pervicace tentativo di liquidare ogni voce
critica come espressione dei sepolcri imbiancati della conservazione fine a sé
stessa, la generale tendenza a risolvere il confronto sul tema delle riforme
istituzionali in uno scontro frontale tra paladini del rinnovamento e cultori
del disfattismo meritano di essere esaminati anche sotto un altro profilo:
quello – più squisitamente politico – del disagio che pervade una fetta dell’area
democratica allo zenit della stagione del cambia-verso. Un disagio
quotidianamente alimentato dalla forza ineludibile di un semplice
interrogativo: siamo di fronte a un progetto di riforma compatibile con lo
spirito della buona manutenzione costituzionale che ispira l’art. 138, o ad un
brutale tentativo di rottamazione della Carta?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Proprio
il concetto di rottamazione costituisce la fonte di questo disagio, il filo
rosso che tiene unite le ragioni di quella fetta di sinistra che proprio non
vuole abbandonarsi alla mistica dell’Uomo forte: le pulsioni innovatrici degli
oplites della Leopolda si sono infatti ben presto convertite in una strategia
di leadership finalizzata non a favorire un fisiologico ricambio a livello di
classe dirigente – supportato dal democratico confronto tra differenti visioni
di politica generale -, ma a determinare la sostanziale neutralizzazione di
alcuni dirigenti ben individuati, neutralizzazione messa a punto tra un pranzo
ad Arcore e un mail bombing, tra un tweet al vetriolo e il fuoco amico esploso
nella notte dei 101. Una strategia di leadership imperniata sulla presenza di
un nemico da abbattere, che il patto del Nazareno ha trasformato in un
programma di governo elaborato in danno di chi, per non vincolarsi ai termini
di quell’accordo inconcepibile, aveva perfino rinunciato alla poltrona di
Palazzo Chigi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma
quella strategia non vive di respiro proprio, priva com’è del retroterra culturale e dei legami
con il tessuto sociale necessari ai progetti politici per poter declinare un’idea
di futuro: ha bisogno di un nemico per auto-legittimarsi, per rinnovare
l’esistenza di quello scontro generazionale di cui la generazione – Telemaco
(comprimario dell’Odissea inopinatamente elevato a icona della new age
italiana) costituisce l’ipertrofica proiezione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ecco,
l’impressione è che la materia delle riforme rappresenti l’occasione per
individuare questo nuovo nemico da abbattere, il terreno d’elezione per
riaffermare la leadership degli innovatori: sono nemici da abbattere i membri
della commissione affari costituzionali che non si piegano ai desiderata del
Governo; sono nemici da abbattere gli accademici che denunciano le
contraddizioni e i limiti del bicameralismo sciancato conseguente
all’elaborazione del “nuovo Senato”; sono nemici da abbattere gli stessi
senatori, costretti a votare in diretta per la loro autodistruzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">E
il disagio di quella parte dell’area democratica che non crede nella stagione
del cambia-verso, di quella fetta di sinistra che non cede alla retorica dell’Uomo
forte si converte in un dissenso più percepibile: perché un Paese ancora
attanagliato da una crisi profonda non può rinunciare al sistema di equilibri
che ha permesso alla nostra democrazia di superare indenne il ventennio
berlusconiano per ridare linfa a una leadership asfittica; perché una
rottamazione della Carta rappresenterebbe, nei fatti, un sacrificio
insostenibile: per la povera sinistra, e per la povera Italia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Carlo Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-58862136272850614762016-05-22T00:29:00.001+02:002016-05-22T00:30:45.456+02:00L’INFILTRATO Vindice Lecis – Nutrimenti – pp. 187<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx_isXWZUBih38qElgRhQXqYE-E7yKrb_HQKtFF5JWdh7-VX5TdPOwUWHSKuV2CV6xifgVPF_FIEBaKSo0n-uAJ3msH09FBxaTMhoRjBnThObh_3fVjdomJSA7Pucg9hkq0QtKQQ/s1600/cop.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx_isXWZUBih38qElgRhQXqYE-E7yKrb_HQKtFF5JWdh7-VX5TdPOwUWHSKuV2CV6xifgVPF_FIEBaKSo0n-uAJ3msH09FBxaTMhoRjBnThObh_3fVjdomJSA7Pucg9hkq0QtKQQ/s400/cop.jpg" width="269" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Combinando
sapientemente la tensione narrativa dello scrittore di successo con il lucido
rigore dell’analista politico, l’ultimo romanzo di Vindice Lecis offre un
potente affresco corale delle tensioni, delle speranze e dei conflitti che laceravano
l’anima della sinistra italiana durante la fase più buia degli “Anni di Piombo”:
quella che va dall’uccisione di Aldo Moro al superamento del Compromesso
storico, dalle prime indagini del Generale Dalla Chiesa al brutale assassinio
di Guido Rossa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">“L’infiltrato” è tutto questo, e
molto di più: è la storia di un sogno, il sogno dei militanti di un partito che,
individuando nel dialogo tra masse cattoliche e popolo progressista la strada
per superare gli schemi di una democrazia imperfetta, si affacciava per la
prima volta al portone di Palazzo Chigi; è la storia di un Paese messo a ferro
e fuoco da un manipolo di sicari travestiti da terroristi, capaci di affogare, alla
luce di inconfessabili interessi superiori, in un bagno di sangue gli stessi
ideali della lotta partigiana; è la storia di quel variegato sottobosco di
militari, faccendieri, trafficanti e spioni che si aggiravano per l’Italia, per
imporre le ombre lunghe del muro elevato tra Jalta e Berlino in confronto di quanti
si ostinavano a considerare il PCI non subalterno alle logiche di Mosca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un partito sotto attacco da destra e
da sinistra, un Paese assediato da nemici senza volto e da falsi alleati: la
scelta di perseguire la linea della fermezza in difesa delle istituzioni
repubblicane, la condanna senza appello dei compagni che sbagliano, Berlinguer
descritto come il principale avversario della classe operaia, i contatti tra
Pecchioli e Dalla Chiesa, la scelta del PCI, pericolosa e generosa, di inserire
i suoi militanti nelle varie realtà della galassia extraparlamentare allo scopo di comprenderne le logiche e di prevenirne le
azioni. La ricostruzione dello storico si salda con la fantasia del romanziere
per descrivere la vicenda personale di Antonio Sanna, funzionario tutto d’un
pezzo incaricato di gestire i contatti con Vasco, militante infiltrato in una
delle tante cellule autonome convertitesi alla lotta armata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Da Padova a Sassari, davanti agli
occhi disincantati di Sanna scorrono i frammenti di un’Italia oppressa da una
cappa grigia di rancore e paura, con il linguaggio gelido dei comunicati delle
BR destinato idealmente a mescolarsi con
l’odore della cordite e con il fuoco delle molotov scagliate contro le sezioni
del partito: fino al tragico epilogo, la morte di Guido Rossa, l’operaio
giustiziato dai giustizieri della classe operaia. Le fabbriche si rivoltano
contro il Movimento, i capi delle BR iniziano a cadere nella rete di Dalla
Chiesa: troppo tardi, per vedere realizzato il disegno di Moro e Berlinguer;
troppo tardi, per superare la <i>conventio
ad excludendum</i> delineata all’ombra del muro; troppo tardi per evitare il
perpetrarsi di quella democrazia imperfetta destinata ad implodere con la crisi
della Prima Repubblica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">L’infiltrato può allentare la sua
militanza nell’area del fiancheggiamento, il PCI torna all’opposizione, il
fantasma di Gladio - della struttura para-militare creata da quelle forze della
conservazione che intendevano reagire ad un’eventuale vittoria dei comunisti
con un colpo di stato in stile cileno – inizia ad aggirarsi tra le stanze di
Botteghe Oscure: c’è un’altra missione da compiere, un nuovo nemico da
contrastare. Sanna lascia la stanza di Pecchioli senza nulla chiedere: portando
dentro di sé il peso dell’ennesimo incarico da svolgere; ignorando, più o meno
consapevolmente, l’amarezza che sempre accompagna le ultime battute di una
storia destinata a risolversi in un sogno mancato.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Carlo
Dore jr. <o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-72462240448101086102016-04-12T20:26:00.002+02:002016-04-12T20:27:54.005+02:00MODIFICHE COSTITUZIONALI E PROCEDIMENTO LEGISLATIVO: SEMPLIFICAZIONE O COMPLICAZIONE?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYVIx45ux2Lyd4Z8RIXpw08SVJc5VQ7lDCVXGFtwpVPdKk9qe2pdENtFgFsz7wcfibBBUsSdF0Eltuu9w1fDIbTklWaEPXX1n9uHY1QG2mn6oH78-UcZeyF3ggZAOnHqHLgxmgfg/s1600/senato3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="432" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYVIx45ux2Lyd4Z8RIXpw08SVJc5VQ7lDCVXGFtwpVPdKk9qe2pdENtFgFsz7wcfibBBUsSdF0Eltuu9w1fDIbTklWaEPXX1n9uHY1QG2mn6oH78-UcZeyF3ggZAOnHqHLgxmgfg/s640/senato3.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 49.65pt; text-align: left;">
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<i>Di seguito il testo della mia relazione all'incontro: "Modifiche costituzionali e procedimento legislativo: semplificazione o complicazione?", svoltosi a Cagliari il 12.4.2016</i></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'book antiqua', serif; line-height: 18.4px;">Le leggi siano poche, semplici, chiare: affinché nessuno, per capirle, abbia bisogno di nessuno.</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l3 level1 lfo1; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><span style="font-family: "book antiqua" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%; text-indent: -21.3pt;">Obiettivi
della riforma: maggiore efficienza del sistema politico, procedimento
legislativo più semplice e agile, riduzione dei costi della politica.</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Funzionale all’attuazione di questo
obiettivo sarebbe il “superamento del bicameralismo perfetto” delineato dagli
art. 70 ss. Cost.: l’impianto della riforma si regge infatti sulla presenza
della Camera dei Deputati (eletta grazie all’Italicum) a cui spetta il potere
di accordare la fiducia al governo e di approvare gran parte delle leggi
(quelle per la cui approvazione la Carta non richiede il concorso del Senato),
e appunto di un Senato descritto come una sorta di <i>Bundesrat</i> all’italiana. </span><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l3 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
nuovo Senato - composto da 21 sindaci e
da consiglieri regionali designati dai rispettivi Consigli di appartenenza (previa
“indicazione” dei cittadini), oltre che dai membri di nomina presidenziale, che
rimangono in carica per sette anni - “rappresenta le istituzioni territoriali
ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi
della Repubblica”, e svolge inoltre una funzione di raccordo tra lo Stato, gli
altri enti costitutivi della Repubblica e l’UE.</span><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E’ a questo punto necessario valutare se le
scelte dei nuovi costituenti possano o meno considerarsi in linea con gli
obiettivi dallo stesso perseguiti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l3 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Muovendo
dal problema della riduzione dei costi della politica, occorre subito segnalare
che la qualità di una democrazia non può essere valutata esclusivamente in
termini economici. E’ certo che la mancata corresponsione di una indennità ai
nuovi senatori (la cui remunerazione si esaurisce nelle spettanze ad essi
riconosciute in ragione della loro carica di sindaco o di consigliere
regionale) porterà ad una riduzione della spesa corrente, ma è altrettanto
certo che questa riduzione non sarà tanto sensibile da alleggerire in maniera
decisiva il bilancio dello Stato.</span><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I nuovi senatori, infatti, avranno comunque
diritto a dei rimborsi per le spese di viaggio e di pernottamento; inoltre, la
presenza di un “Senato” (seppure non elettivo) implica comunque che, lungi
dall’essere trasformata in un museo, la struttura organizzativa di Palazzo
Madama continuerà ad operare, e i costi che questa struttura comporta
continueranno a gravare sulle casse dello Stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l1 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sotto
il profilo della maggiore efficienza della politica e della semplificazione del
procedimento legislativo (gravato dall’insopportabile fardello della navetta
tra Camera e Senato imposta ad ogni ddl dal bicameralismo paritario), colpisce
la differenza di formulazione tra l’attuale testo degli art. 70 ss. Cost., e la
formulazione che le stesse disposizioni finirebbero con l’assumere se il
progetto di riforma al momento all’esame della Camera dei deputati dovesse
superare lo scoglio del referendum.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l1 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le
norme costituzionali al momento in vigore che disciplinano il procedimento di
approvazione della legge si caratterizzano per la loro assoluta trasparenza.
L’art. 70, ad esempio, così statuisce: “La funzione legislativa è esercitata
collettivamente dalle due Camere”. L’art. 72, invece, tratteggia il ruolo che
le commissioni parlamentari possono svolgere nell’ambito del suddetto
procedimento, donde la distinzione tra procedimenti con commissione referente,
procedimenti con commissione deliberante, procedimenti con commissione
redigente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Una chiarezza che stride con l’autentico
“sudoku” di procedimenti diversi che la riforma delinea nel tentativo di
differenziare le competenze tra le due Camere, di superare cioè il
bicameralismo perfetto con una sorta di monocameralismo spurio (o, più
precisamente, di bicameralismo sciancato) la cui ricostruzione non risulta né
semplice, né tantomeno rapida.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l4 level1 lfo3; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Perché
“monocameralismo spurio” o “bicameralismo sciancato”? Perché, dall’esame del
testo della riforma, una prima criticità viene subito posta all’attenzione
dell’interprete: il bicameralismo perfetto non viene integralmente superato. Il
Senato continua infatti a concorrere all’approvazione di alcuni importanti
disegni di legge.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In particolare, il Senato partecipa all’approvazione:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">1) delle leggi costituzionali e di
revisione costituzionale;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">2) delle leggi di attuazione delle
disposizioni costituzionali in materia di referendum popolari e “altre forme di
consultazione anche delle formazioni sociali” (ndr., quali siano queste
particolari forme di consultazione delle formazioni sociali non è dato sapere…)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">3) delle leggi elettorali e delle leggi che
disciplinano l’ordinamento e gli organi di governo dei Comuni, delle Città
metropolitane nonché delle varie forme di associazione tra i Comuni;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">4) delle c.d. leggi comunitarie;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">5) delle leggi che determinano i casi di
incompatibilità e di ineleggibilità dei senatori;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">6) della legge che attribuisce i seggi in
Senato e che regola l’elezione dei Senatori tra consiglieri regionali e sindaci
(e già sul punto si apre un potenziale problema di costituzionalità: può questa
legge essere approvata dal Senato nella sua attuale composizione, ancorché il
nuovo testo della Carta ne rimetta l’approvazione a un Senato rappresentativo
delle istituzioni territoriali?)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">7) delle leggi di ratifica dei trattati UE,
della legge che contiene l’ordinamento di Roma capitale, delle leggi che
delegano alle Regioni la potestà regolamentare in materie di esclusiva
competenza statale; delle leggi che regolano le condizioni in presenza delle
quali le Regioni possono siglare intese con altri Stati o con enti territoriali
di altri Stati; altre leggi in materia di enti locali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -14.15pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">v<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><b><u><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Problema</span></u></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">:
se da un lato è comprensibile il coinvolgimento del nuovo Senato nel
procedimento di approvazione di leggi che riguardano le autonomie locali,
d’altro lato non si comprende né la ragione per cui un Senato rappresentativo
delle istituzioni territoriali debba concorrere all’approvazione di leggi che riguardano
il sistema istituzionale statale, né il motivo che giustifica la scelta di
attribuire a un Senato composto da consiglieri regionali e sindaci una funzione
di raccordo tra Stato, enti costituzionali e UE.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">I sostenitori della riforma trovano la
risposta a questi interrogativi nel parallelismo tra il nuovo Senato e il
Bundesrat. Anche il Bundesrat, infatti, partecipa ai procedimenti di revisione
costituzionale, e alla trattazione delle questioni riguardanti l’UE: perché il
modello tedesco non dovrebbe funzionare anche in Italia? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Al riguardo, occorre però rimarcare una
prima (e particolarmente significativa) differenza tra il modello del Senato
delineato dal ddl Renzi – Boschi e il Bundesrat: mentre il Senato dei cento è
composto da sindaci e da consiglieri regionali (appartenenti a diversi partiti,
e chiamati a rappresentare, in seno all’assemblea, le posizioni del partito di
riferimento senza peraltro essere gravati dal vincolo di mandato), i membri del
Bundesrat sono i rappresentanti dei governi dei singoli Lander, cioè dei
singoli stati federati, che, per forza di cose, godono di condizioni di
autonomia differenti da quelle che caratterizzano le regioni e i comuni
nell’ambito del nostro ordinamento. Inoltre, proprio in quanto espressione dei
Lander, i componenti del Bundesrat devono rappresentare nell’assemblea le
posizioni e gli interessi del governo che li ha nominati, assumendo in questo
senso un vincolo di mandato che rende la loro designazione revocabile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l4 level1 lfo3; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Chiarito
dunque che il superamento totale del bicameralismo paritario e la conseguente “trasformazione
del Senato in un museo” non costituisce un vero e proprio risultato della
riforma, occorre soffermarsi sulle regole che dovranno presiedere al
funzionamento del procedimento legislativo con riferimento a tutte quelle
materie per le quali la funzione legiferante non viene esercitata da entrambe
le camere. Al riguardo, emergono tutti i limiti di quel “bicameralismo
sciancato” a cui si è poc’anzi fatto cenno.</span><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l4 level1 lfo3; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il
nuovo testo degli art. 70 ss. Cost. delinea almeno quattro differenti
procedimenti di approvazione delle leggi, ciascuno caratterizzato da un diverso
impatto delle indicazioni espresse dal Senato (non si prendono in esame in
questa sede, per comprensibili ragioni di tempo, il procedimento di
approvazione della legge elettorale, e quello volto alla conversione dei
decreti-legge):</span><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -14.15pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">v<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><b><u><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il procedimento ordinario</span></u></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">
(disciplinato dall’art. 70, comma 2, Cost.) prevede che ogni ddl approvato
dalla Camera dei deputati debba essere trasmesso al Senato che, su richiesta di
almeno un terzo dei suoi componenti, può chiedere di esaminarlo <b><u>entro 10 giorni dalla trasmissione</u></b>.
Nei <b>successivi 30 giorni</b>, il Senato
può deliberare delle proposte di modifica, sulle quali la Camera si deve
esprimere in via definitiva: <b>tali
proposte di modifica non sono vincolanti per la Camera dei deputati,</b> che
può <u>respingerle indipendentemente dalla maggioranza di consensi che la
proposta di modifica ha incontrato in Senato</u>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Proprio sotto questo profilo, emerge <u>un
altro significativo argomento</u> che rende quantomeno arduo ogni parallelismo
tra il nuovo Senato e il Bundesrat, al quale la Legge fondamentale tedesca
riconosce il c.d. <b><u>potere di veto
sospensivo</u></b>. Il Bundesrat può infatti esprimere un parere negativo su
una legge approvata dal Bundestag: un parere negativo che lo stesso Bundestag
può rovesciare solo con una maggioranza analoga a quella che, presso la seconda
Camera, ne ha sostenuto l’approvazione. Il ddl Renzi – Boschi attribuisce alla
Camera il potere di disattendere nella più totale autonomia le proposte del
Senato, rendendo di fatto potenzialmente pletorico il ruolo della seconda
Camera nel procedimento di approvazione della legge.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -14.15pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">v<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Un
congegno simile al “veto sospensivo” del Bundesrat è invece previsto per il <b><u>procedimento di approvazione delle leggi
ex art. 117, comma 4, Cost</u></b>. (Leggi, proposte dal Governo, in materie
non riservate alla competenza esclusiva dello Stato, e richieste per la tutela dell’interesse
nazionale): in questi casi, infatti, l’esame del Senato è necessario, e le
proposte di modifica devono essere deliberate entro 15 giorni dalla
trasmissione. La Camera può non conformarsi a tali proposte di modifica<u>, ma
deve esprimersi in questo senso a maggioranza assoluta</u>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -14.15pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">v<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Termini
particolarmente stringenti sono previsti per <b><u>le leggi di bilancio (art. 81, comma 4, cost.)</u></b>: le proposte
di modifica devono essere deliberate dal Senato entro quindici giorni dalla
trasmissione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l2 level1 lfo5; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><img alt="*" height="13" src="file:///C:/Users/Carlo/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.gif" width="13" /><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><b><u><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Problemi</span></u></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l2 level1 lfo5; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<b><u><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">1)
</span></u></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">se
il Senato richiede di esaminare un ddl già approvato dalla Camera, e poi non
riesce ad approvare le proposte di modifica nei successivi trenta giorni, la
legge può essere promulgata. Ma questo implica che la nuova norma “mette in
conto” una perdita di tempo pari a quaranta giorni, contravvenendo così a
quelle esigenze di speditezza nel procedimento di approvazione delle leggi che
invece dovrebbero costituire la <i>ratio</i>
della riforma.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">2)</span></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> La
disposizione in esame (nella parte in cui statuisce che, qualora il Senato non
chieda di esaminare il ddl o non deliberi proposte di modifica entro i
successivi trenta giorni, la legge può essere promulgata) presenta inoltre un
difetto di formulazione: può il Presidente della Repubblica promulgare una legge
se le proposte di modifica del Senato sono state deliberate una volta che il
suddetto termine è scaduto? O, in questo caso, la legge è a rischio di
incostituzionalità?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">3)</span></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Se
la Camera dei deputati, nell’esprimersi sulle proposte di modifica deliberate dal
Senato, apporta delle ulteriori modifiche al testo della legge – ad esempio,
recependo in parte le indicazioni del Senato o incidendo su altre disposizioni
collegate a quelle oggetto di tali proposte di modifica – la legge può essere
promulgata o deve essere di nuovo trasmessa al Senato per un nuovo, eventuale
esame? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Dubbi, quelli appena
prospettati, che saranno chiariti solamente allorquando la Corte costituzionale
verrà chiamata a pronunciarsi sulle molteplici questioni di legittimità
sollevate in ordine alle leggi approvate secondo i procedimenti appena
descritti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><b>4)</b> E’ l’impianto
complessivo della riforma a destare perplessità: da un lato, infatti, si
costruisce il Senato come un’assemblea non direttamente elettiva, composta da
consiglieri regionali e sindaci (impegnati dunque nell’espletamento di funzioni
istituzionali di primo piano a livello locale); d’altro lato, si pretende che
questo Senato operi a ritmi serrati per rispettare i termini che scandiscono i
vari procedimenti sopra descritti: il rischio che il Senato non riesca a
operare entro questi termini, divenendo così un organo sostanzialmente privo di
incidenza, è molto concreto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -14.15pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">v<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Procedimento “a data certa” (per i ddl
indicati come essenziali per l’attuazione del programma di governo – art. 72,
c. 7 Cost</span></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">): il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di
deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un ddl indicato come essenziale
per l’attuazione del programma di governo sia iscritto con priorità all’ordine
del giorno e sottoposto alla pronuncia definitiva entro i successivi settanta giorni. I termini di cui
all’art. 70 c. 3 sono ridotti della metà: il Senato ha cinque giorni per
chiedere di esaminare il testo, e 15 giorni per deliberare le eventuali
proposte di modifica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Concludiamo la nostra trattazione con
l’esame di questa norma, anch’essa densa di punti oscuri e di profili di
criticità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 63.8pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; mso-list: l2 level1 lfo5; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify; text-indent: -14.2pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><img alt="*" height="13" src="file:///C:/Users/Carlo/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.gif" width="13" /><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Discutibile, innanzi tutto, è la <i>ratio</i> che la
ispira, identificabile nell’esigenza di “velocizzare” l’azione del governo,
affrancandola dalle “sabbie mobili” della discussione parlamentare, percepita
quasi come un’insopportabile fardello che appesantisce l’attività normativa.
Eppure, considerata la centralità che il Parlamento assume nell’ambito di una
forma di governo ancora descritta come parlamentare, è proprio su quelle
proposte strategiche per l’attuazione del programma di governo (e dunque
particolarmente rilevanti dal punto di vista politico) che la discussione tra
le forze presenti in Parlamento dovrebbe essere più attenta ed analitica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; mso-list: l2 level1 lfo5; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify; text-indent: -14.2pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><img alt="*" height="13" src="file:///C:/Users/Carlo/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.gif" width="13" /><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La
disposizione, si diceva, è utile a rendere più rapida ed incisiva la produzione
normativa dipendente dall’iniziativa del governo: sulla necessità
dell’inserimento di siffatta disposizione nel tessuto costituzionale è lecito
avanzare più di un dubbio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">1) In primo luogo, si
osserva che, nella precedente legislatura, la Camera dei deputati ha approvato
un numero di ddl di iniziativa governativa di gran lunga superiore a quello
delle proposte di legge di iniziativa parlamentare. In secondo luogo, si segnala
come i lavori parlamentari siano stati spesso programmati in base ai <i>desiderata</i> dell’Esecutivo: non si può
non ricordare, in questo senso, il caso di Eluana Englaro, in cui il Governo –
dinanzi al rifiuto del Capo dello Stato di promulgare un decreto legge che
vietava alle strutture sanitarie di procedere alla sospensione
dell’alimentazione e dell’idratazione dei pazienti – approvò un ddl che fu
immediatamente messo in discussione al Senato, e che fu ritirato solo alla
notizia della morte della ragazza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La disposizione che si
esamina rischia, dunque, di “costituzionalizzare” una prassi già esistente:
quella basata su una sorta di ribaltamento dei rapporti di forza tra Parlamento
e Governo, con l’attività del Parlamento di fatto condizionata dalle esigenze
dell’Esecutivo. Al riguardo, agli interpreti non è sfuggito che l’estrema
genericità del testo normativo non pone limiti al Governo nella scelta dei ddl
da indicare come “essenziali” per l’attuazione del programma: ne consegue
dunque che – anche a causa del controllo della Camera dei deputati assicurato
dall’Italicum al leader del partito di maggioranza - l’entrata in vigore della medesima potrebbe
di fatto attribuire all’Esecutivo il controllo dei lavori parlamentari. Non
deve essere dimenticato infatti che il ricorso al procedimento a data certa si
affianca all’arbitrario ricorso alla questione di fiducia e all’abuso della
decretazione d’urgenza che ha caratterizzato le ultime legislature.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">2) La poco chiara
formulazione della disposizione non chiarisce poi quali conseguenze possano
derivare dall’eventuale mancato rispetto del termine di settanta giorni entro
cui deve intervenire la deliberazione della Camera dei deputati: non si
comprende infatti se il termine in questione debba considerarsi meramente
ordinatorio, o se la violazione del medesimo possa rendere la legge
costituzionalmente illegittima. Altro materiale di riflessione per la Corte
costituzionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; mso-list: l4 level1 lfo3; text-align: justify; text-indent: -21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "wingdings"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ø<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Considerazioni conclusive</span></b><span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">:
“semplificazione o complicazione”? La risposta all’interrogativo oggetto di
queste riflessioni emerge dalla semplice lettura delle disposizioni che abbiamo
provato a esaminare: un procedimento legislativo delineato con assoluta
linearità viene sostituito da almeno cinque sotto-procedimenti, caratterizzati
da un affannoso gioco di rinvii ad altre norme, pareri non vincolanti e termini
di dubbia valenza. “Le leggi siano poche, semplici e chiare, affinché nessuno
per capirle abbia bisogno di nessuno”: le scelte del legislatore della riforma,
lontane anni-luce dal monito di Montesquieu, offrono dunque lo spunto per
alcune ulteriori considerazioni finali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 49.65pt; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: "book antiqua" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Premesso che è lecito dubitare delle tesi
che individuano nella struttura e nelle funzioni dell’attuale Senato il
principale problema della democrazia italiana, nessuno è aprioristicamente
ostile al superamento del bicameralismo paritario. Le critiche sono dunque
rivolte al “modello” che la riforma delinea: al riguardo, sento di poter
affermare che l’introduzione di un sistema monocamerale puro, basato sulla
presenza di una Camera dei deputati eletta con un sistema proporzionale
caratterizzato da una soglia di sbarramento e dalla integrale reintroduzione
delle preferenze, sarebbe stata molto più accettabile del monocameralismo
spurio (o del bicameralismo sciancato) contenuto nel ddl Renzi – Boschi. Perché
le leggi devono essere poche, semplici e chiare, e perché il “sudoku” di
procedimenti diversi che la riforma propone nel tentativo di differenziare le
competenze tra le due Camere stride apertamente con l’obiettivo che Togliatti
assegnava al testo della Carta Fondamentale: essere allo stesso modo
intellegibile sia per il laureato in giurisprudenza e per il pastore
dell’entroterra sardo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 78.0pt; mso-add-space: auto; tab-stops: 78.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-22354696.post-9501363794076683972016-03-07T22:15:00.000+01:002016-03-07T22:15:17.222+01:00CALAMANDREI, MONTESQUIEU E “L’OCCASIONALISMO COSTITUZIONALE”<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7Xe2z-yvFR9zTfn01AdusoHp0PCJEnoA5ozZbX2qWYpbsLBJiFHlkM3xUN9B5QZDgejSK6g5nLMemje-EFGlulyibyhs2jX-S1m_RrBWkBufAz6Xl6XNsGnLE2jL6IJYUGLWKMw/s1600/calamandrei-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7Xe2z-yvFR9zTfn01AdusoHp0PCJEnoA5ozZbX2qWYpbsLBJiFHlkM3xUN9B5QZDgejSK6g5nLMemje-EFGlulyibyhs2jX-S1m_RrBWkBufAz6Xl6XNsGnLE2jL6IJYUGLWKMw/s400/calamandrei-1.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Quando
l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del Governo
dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il Governo alla
formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla
libera determinazione dell’assemblea sovrana”.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Le
leggi siano poche, semplici, chiare: affinché nessuno, per capirle, abbia
bisogno di nessuno”.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">La lettura di
questi celebri passi di Calamandrei e Montesquieu è di per sé sufficiente a
rilevare le principali criticità del disegno di revisione costituzionale di
prossima approvazione: criticità rinvenibili da un lato nella trasformazione
dei principi della Carta in <i>instrumentum
regni</i>, dall’altro nelle perplimenti ragioni ispiratrici e nella poco
lineare formulazione di un testo normativo ben lontano dalla chiarezza
adamantina che contraddistingue la Costituzione al momento vigente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">Sotto il primo
profilo, non è un mistero che il Presidente del Consiglio in carica ha di fatto
individuato nel completamento del percorso riformatore in atto il punto
qualificante del suo programma di governo e, di conseguenza, la <i>condicio facti</i> da cui dipende la
prosecuzione stessa della legislatura: scelta azzardata, se si considera che la
sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale – nell’affermare, in virtù del
principio di continuità dello Stato emergente dagli artt. 61 e 77 Cost., l’attitudine
dell’attuale Parlamento a svolgere le sue funzioni malgrado la rilevata
incostituzionalità della abrogata legge elettorale – sembrava individuare nei
novanta giorni successivi alla pronuncia della citata sentenza il termine
finale della legislatura in corso; scelta azzardata, nella quale è possibile
rinvenire le tracce di quell’occasionalismo costituzionale brillantemente
segnalato da Gaetano Azzariti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">Alla base del
disegno di riforma della seconda parte della Carta al momento all’esame della
Camera dei deputati non è infatti dato rinvenire quel substrato di valori
condivisi tra forze di diverso orientamento sul quale deve fondarsi un patto
costituente destinato a sopravvivere alle contingenze di un dato momento
storico; non è dato rinvenire quell’affermazione assoluta di sovranità
parlamentare di cui una legge di revisione costituzionale dovrebbe risultare
espressione. I banchi del Governo non sono vuoti: il Presidente del Consiglio
brandisce l’arma della fiducia per imporre ad un Parlamento quasi silenziato l’approvazione
a tappe forzate della “sua” riforma, per non perdere, appunto, l’occasione di
utilizzare quella stessa riforma come strumento di moltiplicazione del suo
consenso personale. L’occasionalismo costituzionale prevale sulle esigenze di
stabilità del patto costituente, la Carta fondamentale perde la sua funzione di
strumento di controllo del potere politico per assumere quella di strumento di
affermazione di tale potere: instrumentum regni, nel senso precedentemente chiarito.
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">Sotto il secondo
profilo, l’occasionalismo costituzionale traspare, si diceva, dalle scelte
contraddittorie di un legislatore frettoloso e, forse, non preparato a
cimentarsi in un percorso tanto impegnativo come quello diretto a riscrivere la
seconda parte della Carta. Scelte contraddittorie e poco lineari che ispirano tanto
il nuovo art. 57 Cost. - inficiato dal grande equivoco dei Senatori “eletti dai
Consigli regionali” tra “i propri componenti e i sindaci dei territori, ma al
contempo “eletti in conformità delle scelte degli elettori”- quanto lo stesso art. 55, che sostanzialmente
riduce la Camera alta al ruolo di tribuna per i rappresentanti delle
istituzioni locali. Scelte contraddittorie e poco lineari che emergono dalla
lettura del nuovo testo degli artt. 70 ss. Cost, laddove il bicameralismo
paritario viene sostituito da una sorta di monocameralismo spurio (o, se si
preferisce, di bicameralismo azzoppato), presupposto logico di un procedimento
legislativo che – dipanandosi lungo un inestricabile reticolato di termini
perentori, corsie preferenziali, pareri non vincolanti – rischia di appesantire
la produzione normativa, allontanandosi fatalmente da quell’ideale di “poche
leggi, semplici e chiare” invano declinato da Montesquieu. <o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">Una Costituzione
riconducibile esclusivamente all’atto di volontà della maggioranza politica
contingente, un procedimento legislativo governato da mille regole
difficilmente coordinabili tra loro, un Senato in parte eletto e in parte “nominato”
e comunque condannato a una sostanziale condizione di irrilevanza rispetto all’altro
ramo del Parlamento. L’occasionalismo costituzionale costituisce unica ragione giustificativa
del progetto di riforma di prossima approvazione, l’occasionalismo costituzionale
è la radice di quelle stesse criticità che la lettura dei passi di Calamandrei
e Montesquieu porta fatalmente ad emersione. <o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 12.0pt;">Carlo Dore jr.<o:p></o:p></span></div>
Carlo Dore jr.http://www.blogger.com/profile/05833573304836067896noreply@blogger.com0