lunedì, agosto 06, 2007




BERSANI, SORU E IL PARTITO DEMOCRATICO

E’ SOLO POTERE

Una volta esaurito l’entusiasmo derivante dalla “discesa in campo” di Veltroni, tra le varie anime del nascente Partito Democratico sono subito sorte le prime polemiche. Dopo l’esclusione di Furio Colombo dalla rosa dei candidati cha parteciperanno alle primarie per il ruolo di Segretario del nuovo soggetto politico (esclusione motivata sulla base di cavilli burocratici sicuramente poco compatibili con i principi fondanti di un partito che dovrebbe essere “aperto” e “leggero nella sua struttura”), in una lunga intervista a “L’Unità” il Ministro Bersani ha rilevato come la sinistra sia poco rappresentata all’interno del PD, la cui fase costituente risulta pesantemente condizionata – nella scelta del leader, nella composizione del comitato promotore, nella determinazione dei segretari regionali- da “logiche di tipo verticistico”.
Alle pungenti osservazioni del Ministro dello Sviluppo Economico hanno prontamente replicato Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini, individuando proprio nell’auto-candidatura di Soru alla guida del PD sardo la migliore conferma dell’assunto secondo cui il Partito Democratico viene in essere sfruttando “le energie provenienti dai migliori settori della società civile”.
In verità, proprio lo scontro in atto in Sardegna sulla leadership della nuova forza politica costituisce la migliore conferma della fondatezza dei timori di Bersani: premesso infatti che l’attuale Governatore ha ormai definitivamente dismesso i panni dell’imprenditore prestato alla politica per assumere a tempo pieno il ruolo del premier forte, le due principali componenti della maggioranza che lo sostiene tentano di contrapporsi allo strapotere del Presidente sollevando il tema dell’incompatibilità tra ruoli istituzionali ed incarichi politici.
In questo senso, la volontà delle segreterie di DS e Margherita di assicurarsi, anche nell’Isola, il controllo assoluto del Partito Democratico costituisce la ragione giustificativa delle potenziali candidature alla carica di segretario regionale di due politici di lungo corso come Antonello Cabras e Graziano Milia, autorevolissimi esponenti di quell’intramontabile gruppo di vertice che, da almeno quindici anni, governa le sorti della Quercia sarda.
Dall’analisi della situazione delineatasi in Sardegna è quindi possibile trarre un’unica conclusione, tristemente coerente con le preoccupazioni di Bersani : il progetto del PD risulta contaminato da logiche di stampo verticistico in considerazione del fatto che tale progetto non è volto a perseguire un obiettivo di “rinnovamento”, ma di mera “conservazione”. Attraverso il sistema delle “liste istituzionali”, delle candidature pilotate, dell’esclusione preventiva di tutti i candidati “scomodi” in quanto non allineati al Vangelo della non-ideologia e dei toni soft che caratterizzano il modello del partito-gazebo tratteggiato sia da Veltroni che da Letta, si vuole semplicemente garantire la sopravvivenza di quella classe dirigente che attualmente occupa la stanza dei bottoni all’interno dell’Unione.
Funzionale al rafforzamento di questa classe dirigente risulta peraltro il Manifesto dei coraggiosi firmato da Rutelli e Follini, i quali, ipotizzando un “centro-sinistra di nuovo conio” e come tale più sensibile agli orientamenti del Vaticano ed alle istanze provenienti dalla Confindustria, mirano ad emarginare quelle componenti della coalizione che (pur senza scadere nelle pulsioni neo-giacobine che talvolta animano le scelte di Rifondazione comunista) intendono semplicemente vincolare il Governo –sui temi della tutela del lavoro, della lotta al precariato e dei diritti civili- al rispetto delle previsioni contenute ne programma elettorale.
La tendenza al verticismo denunciata da Bersani assume quindi un significato paradossalmente ulteriore rispetto a quello che traspare dall’intervista che il Ministro ha rilasciato a “l’Unità”: la strategia diretta alla creazione di un partito non supportato da una forte ideologia di riferimento, da un programma chiaro, da scelte di campo nette e coraggiose non può che esaurirsi in una mera questione di potere.
Facendo riferimento alle parole usate da Sergio Romano in uno dei suoi ultimi articoli, le vicende che attualmente animano il dibattito politico in atto in Sardegna in ordine alla determinazione del Segretario regionale del nuovo soggetto politico dimostrano una volta di più come, al momento, il progetto del Partito Democratico “è solo potere”.

Carlo Dore jr.

1 commento:

Antonio Piras ha detto...

Caro Carlo, ho scoperto da poco il tuo bel blog, e così leggo i tuoi articoli con vivo interesse. Ho scritto qualcosa anch'io sull'Altravoce a proposito delle primarie del PD. In generale abbiamo idee abbastanza simili, anche se sul referendum del 21 ottobre ci troveremo su fronti contrapposti. Colgo l'occasione per segnalarti il mio blog (che purtroppo, per mancanza di tempo, non riesco più a curare con assiduità): http://andryyy.ilcannocchiale.it . Un caro saluto.

PS. Un consiglio da blogger: secondo me ti conviene consentire anche ai non registrati di inserire i commenti: saranno possibili discussioni interessanti.