Dal verde del pratone di Campovolo,
Bersani prova a gettare uno sguardo sull’oltre-Monti, a declinare ai militanti
accorsi al comizio conclusivo della Festa del PD il progetto che ha in mente
per l’Italia di domani. Tra qualche
ombra (specie nel passaggio relativo all’istituzione di un organo parlamentare
preposto all’elaborazione di una riforma della seconda parte della
Costituzione) e varie luci (legge anticorruzione e ripristino del reato di
falso in bilancio; attribuzione della cittadinanza ai figli degli immigrati;
centralità assoluta per i temi del lavoro e dei diritti sociali), la proposta
del Segretario sa di buona idea. Realismo e razionalità per collocare i
progressisti italiani in una posizione di sostanziale continuità rispetto ai
programmi dei principali partiti socialdemocratici europei.
Eppure,
un vago senso di inquietudine serpeggia tra le bandiere assiepate sotto il
palco, tra i sorrisi dei volontari impegnati nei vari stand, tra i sostenitori
incollati al computer o alla diretta di Youdem. Inquietudine per le sorti del
Paese, dilaniato da una crisi sociale che si dimostra ogni giorno più profonda; inquietudine per le
sorti del centro-sinistra, aggredito dall’esterno dalle invettive di Grillo e
minacciato al suo interno dall’OPA lanciata da Renzi per la guida della
coalizione. Inquietudine, sguardi che si perdono verso il cielo di Campovolo:
cosa c’è nell’oltre-Monti?
C’è
un Paese chiamato Italia, che il gelido rigore dei tecnici di governo ha
salvato dalla schizofrenia dei mercati ma non dalle diseguaglianze figlie tanto
della drammatica congiuntura economica quanto delle sciagurate politiche imposte
sub divo Berluscone. Ci sono i
lavoratori del Sulcis, che trasformano in odio e furore la frustrazione collegata
alla mancanza di tutele e al vuoto di rappresentanza da cui si sentono
strangolati. E c’è un partito, il PD, che non è in grado di colmare questo gap
di rappresentanza, ingessato com’è tra le ragionevoli posizioni di Damiano e Fassina
e le istanze ultraborghesi di quell’area moderat, sempre disposta a strizzare
l’occhio a Fornero e Passera.
Lavoro,
diritti, tutele, giustizia, crescita: la proposta di Bersani sa di buona idea,
ma rischia di dissolversi nella folle ordalia delle primarie aperte, terra di
conquista per cacicchi affamati di visibilità e per giovani semi-leader dal
sorriso facile. Il camper di Renzi parte da Verona: battute al vetriolo e
pacche sulle spalle, smargiassate tipiche del miglior Grillo e magnetismo degno
del primo Berlusconi. Rinnovamento, rottamazione, tutti a casa: non si discute,
il Sindaco di Firenze è un abilissimo moltiplicatore di consensi. Piace ai
pasdaràn del rinnovamento ad ogni costo, ansiosi di intraprendere una nuova
crociata anti-casta; piace agli scanzonati rampolli del giovanilismo glamour,
lontani anni luce dalla storia e dagli schemi semantici della sinistra
italiana; piace ai conservatori ultraliberisti, che ravvisano nello slogan
“adesso” un richiamo all’epoca d’oro di Regan; e piace ai sostenitori della destra
più greve, favorevolmente impressionati dall’endorsment pro-Matteo pronunciato
da una pasionaria come Daniela Santanchè.
Partito
giovane, leggero, moderno, post-ideologico: la rottamazione di Renzi è tutta
qui, pericolosamente sospesa tra moderatismo e qualunquismo. La rottamazione è
tutta qui, e suscita inquietudini: che succede se vince Renzi? Chi rimarrà a
parlare di lavoro, di diritti, di tutele, di giustizia, di progressismo
europeo? Chi si farà carico di dare una risposta a quel “ci avete abbandonato!”
urlato dai lavoratori del Sulcis in faccia ai palazzi del potere? Chi resterà,
in una parola, ad assicurare una prospettiva a quel che resta della sinistra in
Italia?
Lavoro,
diritti, tutele, giustizia: in una parola, democrazia. La proposta di Bersani
sa di buona idea, ma è un’idea che può svanire da un momento all’altro,
inghiottita dal personalismo esasperato che contraddistingue le primarie made
in Italy, cancellata dalle mille incertezze che si palesano allo sguardo
proiettato sull’oltre-Monti. “Ci avete abbandonato!”: quel grido di dolore
suona come un’estrema richiesta di aiuto, di rappresentanza, di prospettiva che
proviene da un Paese in fiamme, allo stato incapace di guardare
all’oltre-Monti.
Lavoro, diritti, tutele: la proposta
di Bersani sa di buona idea, perché sembra offrire la prospettiva di un Paese
diverso. Oggi come non mai, c’è bisogno di una prospettiva: per la povera
sinistra, e per la povera Italia.
Carlo Dore jr.
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