“Sentinella,
a che punto è la notte?”. I militanti dell’area democratica, i
tanti “partigiani della Costituzione” che si sono mobilitati a difesa dei
principi della Carta hanno affidato mille volte la domanda del viandante di
Isaia alle tenebre del ventennio berlusconiano, animati dalla speranza di
trovare una sentinella in grado di rispondere loro che le tenebre stavano per
lasciare spazio alla luce di una nuova stagione, di rassicurarli in ordine al
fatto che l’alba stava per arrivare.
“Sentinella,
a che punto è la notte?”. E’ stata lunga, la notte che il
berlusconismo ha imposto all’Italia: una notte scandita dal costante tentativo
di imporre la voce del padrone sul sistema di garanzie delineato dai
costituenti, di sospendere quel sistema di garanzie per favorire una pericolosa
modificazione delle regole della dialettica democratica. Eppure, proprio
l’esito del referendum confermativo del 2006 aveva idealmente certificato l’esistenza
di un ampio schieramento di forze capace di individuare nella Costituzione la
ragione fondante del suo proporsi quale credibile alternativa per il governo
del Paese. Il sistema aveva ancora degli anticorpi, l’alba era davvero sul
punto di sorgere.
“Sentinella,
a che punto è la notte?”. Condanne, scandali, crisi economica
e il normale incedere degli anni sembrano aver affidato una volta per sempre
Berlusconi alle cure di amazzoni e servizi sociali; Forza Italia è diventata
terra di conquista per ambiziosi cacicchi e clientes più o meno attempati; la
componente più radicale della destra italiana trova nelle sortite di Salvini la
propria unica valvola di sfogo. E allora, perché si continua a discutere di
svolte autoritarie, di democrazia in pericolo, di apologia dell’Uomo solo al
comando? Perché l’alba tarda tanto ad arrivare?
Forse, quegli anticorpi a
cui si è poc’anzi fatto cenno non hanno impedito che il verbo berlusconiano
contaminasse anche parte dell’area democratica, forse il ventennio appena
concluso ha irreversibilmente stravolto i principi cardine del sistema politico
italiano. Tanto basta a spiegare la lenta de-strutturazione dei partiti (che
hanno dismesso la loro funzione di strumento di partecipazione dei cittadini
alla vita politica del Paese, per assumere quella di semplice cassa di
risonanza delle decisioni di un Capo), l’iper-personalizzazione della
leadership – con gli amministratori locali spesso elevati all’impropria
funzione di fantasiose icone popolari - , la trasformazione della militanza in
brutale fidelizzazione, ispirata alla costante reiterazione del mantra “o con
il principe, o traditore”. La semplificazione prevale sul ragionamento, gli
slogan sui programmi di ampio respiro, lo scontro generazionale sterilizza il
confronto delle idee: è la politica del nuovo millennio, osservano alcuni
commentatori; è l’inizio della post-democrazia, rilevano altri.
“Sentinella,
a che punto è la notte?”. Politica degli hastag o post-democrazia giustificano
la graduale erosione della qualità democratica che caratterizza la stagione di
riforme in atto, rendono quasi ineluttabile l’allontanamento dei depositari del
potere politico dal sentiero tratteggiato dai costituenti. Le crisi di governo
si consumano su twitter e non attraverso il voto parlamentare, il continuo
ricorso alla questione di fiducia costituisce il normale strumento per
rimuovere gli ostacoli che rallentano la marcia trionfale degli innovatori,
l’immagine di Montecitorio ridotto a bivacco di manipoli sembra più una
prospettiva da perseguire che una minaccia da scongiurare. Democrazia degli
hastag, post-democrazia, o, se preferite, “democrazia decidente”: come prima e
più di prima, pericolosamente imperniata sulla sublimazione della figura del “primus super pares”.
“Sentinella,
a che punto è la notte?” Allora come ora, una parte dei
democratici italiani cerca una sentinella che indichi la strada verso l’alba,
che offra una prospettiva di cambiamento in attuazione di quel programma
politico che dalla Costituzione è divisato. Ma la sentinella non può che
fornire una risposta per certi versi meno incoraggiante di quella con cui viene
congedato il viandante di Isaia: se volete interrogare, interrogate pure. Ma se
aspettate l’alba, vi conviene tornare un’altra volta.
Carlo Dore jr.
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