domenica, agosto 19, 2007




“COSA ROSSA”: QUALI PROSPETTIVE?


Le polemiche scaturite a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Gavino Angius a “L’Unità” (polemiche rese ancor più roventi dalla dura replica proposta da Rina Gagliardi attraverso le colonne di “Liberazione”) impongono una riflessione in ordine alle prospettive ed alle modalità di realizzazione della c.d. “Cosa rossa”, la forza unitaria dei progressisti italiani destinata a collocarsi “a sinistra” del nascente Partito Democratico.
Le argomentazioni del Senatore di SD si basano infatti su una premessa difficilmente confutabile, anche in considerazione dei recenti outing di due integralisti di centro come Follini e Rutelli: il Partito Democratico non potrà mai essere qualificato come un partito di sinistra, ma come una realtà “di centro che guarda a sinistra”, in grado – grazie anche all’impatto mediatico derivante dalla presenza di un leader del calibro di Veltroni – di garantire ai gruppi dirigenti delle principali forze dell’Unione la conservazione di quel sistema di privilegi e clientele su cui si fonda la famosa “casta” che governa la politica italiana.
Così ragionando, Angius rileva come lo scioglimento dei DS ha per forza di cose determinato l’apertura di un”pazzesco spazio vuoto” a sinistra del nuovo soggetto politico, spazio vuoto che deve essere occupato da una forza capace di raccogliere le istanze di tutti quegli elettori che non si rassegnano a morire democristiani. E’ quindi necessario individuare il percorso più indicato per evitare che questo patrimonio di idee e valori vada a disperdersi nella molteplicità di partiti e movimenti che da sempre caratterizzano il sistema – Italia; si deve, in altre parole, proporre in tempi brevi un progetto credibile volto alla creazione di un’alternativa “di sinistra” al PD.
Tuttavia, premesso che – anche alla luce delle posizioni assunte con riguardo alle delicatissime materie della riforma del sistema previdenziale e della lotta al precariato - deve considerarsi priva di fondamento l’insinuazione, formulata dallo stesso ex capogruppo dei senatori diessini, in base alla quale Sinistra Democratica sarebbe ormai appiattita sulle posizioni di Rifondazione, la proposta di Angius diretta alla formazione di una costituente socialista aperta ai Radicali e ai vari reduci del craxismo appare tanto riduttiva quanto poco funzionale alla realizzazione del sopra descritto progetto di rinnovamento.
Ben più ambiziosa risulta invece la prospettiva, già tratteggiata da Mussi e Diliberto, di una casa comune dei progressisti italiani in grado di raccogliere sotto un’unica bandiera, attraverso un procedimento simile a quello che in Germania ha portato alla costituzione della nuova formazione politica guidata da Oskar Lafontaine, tutte le forze di sinistra che non si riconoscono nel Partito Democratico.
Ma affinché questa prospettiva si traduca in un obiettivo concretamente raggiungibile, affinché la tanto vagheggiata “Cosa Rossa” non si risolva in un miraggio destinato a svanire con l’arrivo dell’autunno caldo, è necessario che tutti i soggetti coinvolti in un simile processo unificante abbandonino posizioni preconcette e rendite di posizione per impegnarsi nella ricerca di effettivi punti di convergenza sui grandi temi del lavoro, della politica economica, della pace, della giustizia e della solidarietà sociale.
Occorre, in particolare, che Rifondazione Comunista compia un ulteriore salto di qualità democratica, superando una volta per sempre i caratteri propri del partito di lotta per elevarsi stabilmente alla condizione di matura forza di governo capace di individuare nelle istituzioni e non nella piazza la sede naturale per far valere le (in massima parte, condivisibili) rivendicazioni del proprio elettorato.
Se il partito guidato da Giordano e Bertinotti si dimostrerà in grado di compiere questo passaggio (acquistando la consapevolezza del fatto che il socialismo europeo non costituisce un nemico da abbattere, ma il naturale momento di evoluzione della strategia berlingueriana della “via europea al socialismo”), la “Cosa rossa”, di fatto qualificabile come la proposta italiana per il socialismo del nuovo secolo, può davvero rappresentare quell’alternativa “di sinistra” al PD di cui lo stesso Angius avverte la necessità.

Carlo Dore jr.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Spero si possa proseguire in questa direzione, il "popolo della sinistra" lo chiede.

Massimo Marini ha detto...

Ah, caro Carlo, è dall'indomani del Congresso DS che vado affermando e scrivendo le stesse cose! Dunque sono assolutamente d'accordo con te. Rimane il fatto, oggettivo, che è dall'indomani del Congresso DS che tutta la Sinistra sa benissimo che la strada da percorrere DEVE necessariamente essere questa, pena l'annullamento delle istanze progressiste, oppure, che forse è addirittura peggio, il perpetrarsi di questo modo di fare politico zeppo di ricatti, personali convenienze e connivenze, one man party, bilancini di precisione per accontentare sigle dello zerovirgola senza però le quali non si raggiunge quorum e/o maggioranza... etc. Sinceramente mi dico pessimista perché se nemmeno con la spinta emotiva e propulsiva che Mussi ha saputo dare all'indomani del Congresso si è avviato concretamente il processo auspicato, cosa altro deve accadere? In bon'ora, Massimo.