sabato, febbraio 09, 2008


LA QUARESIMA DEI PROGRESSISTI: TRA RIFORMISMO NEOCENTRISTA E SOVVERSIVISMO DA SALOTTO

La scelta di Veltroni di affrontare la prossima competizione elettorale procedendo alla formazione di autonome liste del PD, affrancate come tali da ogni vincolo di coalizione con le altre forze che sostenevano l’ultimo governo – Prodi, ha avuto un effetto dirompente su uno scenario politico già di per sé particolarmente fluido. Mentre Berlusconi si affanna ad imbarcare nel nuovo Partito delle Libertà tanto le pecorelle smarrite della vecchia CdL (ritornate mestamente all’ovile di Arcore dopo i ruggiti dello scorso autunno) quanto gli sciacalli fuoriusciti dall’Ulivo, le forze della c.d. “sinistra radicale” sembrano avere passivamente avallato l’auto-imposizione di Bertinotti come prossimo candidato-premier.
Tuttavia, se la determinazione del Sindaco di Roma di sancire il superamento del centro-sinistra appare una mossa (potenzialmente suicida, ma) tutto sommato coerente con le logiche di un partito nato con l’obiettivo di sfondare al centro, la candidatura del Presidente della Camera pone un serio problema di rappresentatività per quella fetta di elettorato progressista la quale, avendo avversato il progetto del PD proprio per non recidere i legami con in socialismo europeo, non è comunque disposta a rinnegare la Bolognina con diciotto anni di ritardo.
In questo senso, dopo il congresso del Mandela Forum, la minoranza diessina che faceva capo a Fabio Mussi si trovava di fronte a tre diverse opzioni: partecipare in chiave critica alla fase costituente del nuovo soggetto politico; confluire in massa nelle altre forze collocate nell’ala radicale de “L’Unione”; avviare una fase nuova diretta a favorire la creazione di una sinistra “moderna e plurale”, capace di declinare i temi della giustizia, del lavoro, dei diritti civili, della laicità e della questione morale dalla prospettiva di una credibile realtà di governo.
Sinistra Democratica nasceva proprio con questo obiettivo: garantire, anche in Italia, la presenza di una forza del socialismo europeo analoga alla SPD tedesca o al Partido Socialista Obrero Español; di una forza in grado di governare i grandi cambiamenti che animano la società moderna e di non rassegnarsi al semplice ruolo di partito d’opposizione. Premesso che l’alleanza con il PD costituiva un logico presupposto di siffatto progetto, l’obiettivo appena menzionato è stato alla lunga perso di vista nel processo costituente della Cosa Rossa, fatalmente fagocitato dallo sterile massimalismo di Rifondazione Comunista, la quale appare tuttora troppo interessata a non perdere la sua storica dimensione di movimento di lotta (appena imborghesito dalle cravatte in cachemire del suo leader) per rimettersi in discussione nell’ambito di una più ampia realtà del “socialismo del XXI secolo”.
Proprio lo smarrimento del suddetto obiettivo sta alla base dello scarso supporto fornito ai sindacati nella fase successiva alla ratifica del protocollo di intesa relativo alla lotta al precariato, delle troppe incertezze con riguardo alle posizioni da assumere in ordine al delicatissimo tema della laicità dello Stato, dell’incapacità di procedere ad una rigorosa difesa dell’autonomia della Magistratura dopo le deliranti accuse del Ministro di Ceppaloni.
Tutto ciò premesso, all’indomani della crisi di governo, di fronte al riformismo neocentrista di Veltroni ed al sovversivismo da salotto di Bertinotti, i progressisti italiani si trovano privi di un punto di riferimento in grado di rappresentare le istanze che provengono da ampi settori della società civile, mentre la prospettiva del “voto utile” (del consenso accordato al partito più forte allo scopo di arginare la marcia del Caimano verso Palazzo Chigi) inizia ad apparire come l’unica strada percorribile per i tanti esponenti della minoranza diessina che credevano nella possibilità di realizzare una concreta alternativa al Partito Democratico.
Insomma, siamo davvero alla quaresima della sinistra: che almeno “qualcuno, in resurrezione, piano e in silenzio, torni a pensare”.

Carlo Dore jr.

1 commento:

Massimo Marini ha detto...

Beh, non posso che essere d'accordo con te. A me la convention della Sinistra Arcobaleno mi ha fatto un po' tristezza... Si sono messi a litigare dopo 10 minuti sulla colonna sonora e sui simboli... Che tristezza.