giovedì, giugno 06, 2013

GRILLO AD ASSEMINI: UNA RISATA LO SEPPELLIRA'.

Beppe Grillo cala in Sardegna accolto dagli applausi di quanti vedono nell'ex comico  l'unica opposizione al magma delle larghe intese, l'estrema speranza di rinnovamento di un sistema politico sempre più arroccato all'interno dei palazzi del potere.
Sembra inarrestabile, la marcia dei barbari illuminati dal Dio del Blog: nell'arco di tre mesi, hanno mandato al macero Bersani ed il suo commovente tentativo di dare vita ad un “governo di cambiamento” che prometteva legalità e lotta al conflitto di interessi; hanno gettato il PD nell'abbraccio mortale del PDL, riconsegnando a Berlusconi la golden sahre di un Paese sull'orlo del baratro; e hanno garantito ai manipoli guidati da Crimi e dalla Lombardi la possibilità di insistere nel loro assalto al Parlamento, liberi da ogni possibile responsabilità di governo. Magro bottino di guerra, per chi si riproponeva di “aprire Montecitorio come una scatoletta di tonno”.
            Gli oplites di Beppe non fanno una piega e tirano dritto: zainetti vintage e ipad di ultima generazione sono il simbolo della loro personalissima nueva alvorada, l'insulto generalizzato a compagni e avversari diviene il marchio di fabbrica di una non ben definita riscossa civica, perfino lo strafalcione più grossolano viene bonariamente giustificato come un’innocente dimostrazione di sana onestà intellettuale. D'altronde, vogliono essere barbari: i barbari di Grillo, pronti a seppellire il Mondo con un coro di matte risate.
            Eppure, le ultime amministrative hanno denunziato l'esistenza di un bug nel sistema, di una bestemmia nel Vangelo secondo Casaleggio, di una mela bacata nello zainetto: il Movimento è rimasto fuori dai ballottaggi, la marcia dei barbari si è trasformata  in marcetta da gita scolastica, Attila si è riscoperto Asterix. I “cittadini” sono spariti di colpo, e di colpo Grillo è rimasto solo: solo nella rete di post e likes, alle prese con la rabbia di militanti e avatar; solo nel silenzio assordante di una piazza vuota, pronta a seppellirlo sotto un coro di risate.
            Beppe non si rassegna: il Movimento sul territorio non esiste, lui vince e perde da solo. Da solo, espelle i dissidenti come Berlusconi al culmine del delirio bulgaro; da solo, liquida le critiche di Stefano Rodotà e le domande di Milena Gabanelli con la stessa sprezzante arroganza con cui aveva messo in discussione l'autorevolezza scientifica di Rita Levi Montalcini, altra mente libera e non disposta a genuflettersi dinanzi all'icona dell'Uomo solo al comando. Beppe vince e perde da solo, ma la batosta l'ha sentita eccome. E allora anche la piccola Assemini, sperduta nel cuore dell'entroterra cagliaritano, diventa importante come una nuova Chalon per i barbari riconfinati tra le pieghe di un fumetto.
            Ecco perchè Beppe cala in Sardegna con tutto il suo repertorio di invettive e sberleffi, cercando l'applauso di chi ancora vagheggia una riscossa civica. Chissà se, dinanzi
all'eco di un'altra piazza vuota, dinanzi ad un'altra raffica di “vaffa” sparata dai frequentatori del blog, il comico reinventatosi Capo politico capirà che la logica dell'opposizione ad ogni costo non è compatibile con una concreta prospettiva di rinnovamento, che gli elettori non gli hanno perdonato di avere rivitalizzato il Cavaliere attraverso quei “no” ossessivamente opposti agli otto punti del governo di cambiamento, che il fantasma di Bersani umiliato in streaming consumerà presto o tardi la sua vendetta, aleggiando, sconfitta dopo sconfitta, su quel che resta delle cinque stelle.
            E chissà se riuscirà a prendere consapevolezza del fatto che il destino di ogni guru intenzionato trasformare il Parlamento ora in un bivacco di manipoli, ora in un ricettacolo di zainetti, ipad e strafalcioni appare irrimediabilmente tracciato dagli ineluttabili sentieri della storia: da solo in una piazza vuota, dove una risata lo seppellirà.


Carlo Dore jr.
( cagliari.globalist.it )

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