sabato, maggio 06, 2006


AVEVANO RAGIONE I GIROTONDI


La sentenza di condanna con cui la Corte di Cassazione ha definito il processo IMI-SIR ha posto fine ad una delle vicende giudiziarie più intricate della storia italiana. Dopo oltre dieci anni di indagini e di dibattimento, il Supremo Collegio ha confermato la validità del teorema accusatorio elaborato dalla procura di Milano, smentendo così quanti individuavano nel procedimento in questione una sorta di persecuzione condotta da un manipolo di magistrati militanti in danno di Silvio Berlusconi e dei suoi più stretti collaboratori.
E così Cesare Previti ha scelto di presentarsi spontaneamente al carcere di Rebibbia, confortato ed assistito da un nutrito drappello di parlamentari di Forza Italia, dimostratisi straordinariamente solerti nel descriverlo come il Socrate dei giorni nostri, ignorando forse che l’insigne maestro di Platone scelse di bere la cicuta pur di non violare le leggi dello Stato, senza peraltro attivarsi per tentare preventivamente di modificarle in suo favore.
Questa pronuncia assume tuttavia un forte significato politico in quanto si colloca in una fase di dialogo tra i due schieramenti, determinati ad abbassare, attraverso il raggiungimento di larghe intese sul nome del prossimo Capo dello Stato, i toni del confronto dopo le violente schermaglie che hanno caratterizzato la campagna elettorale.
Tuttavia, indipendentemente dall’esigenza di garantire l’unità del Paese con riferimento alle scelte di maggiore rilievo istituzionale, la decisione in commento propone una serie di argomenti di riflessione che non possono, a nostro avviso, essere liquidati come meri rigurgiti di estremismo.
Costituisce oramai una verità giudiziaria incontrovertibile il fatto che uno dei più stretti collaboratori dell’ex Presidente del Consiglio si trovava al centro di una macroscopica operazione corruttiva diretta ad incidere sul contenuto delle sentenze relative a controversie al cui esito il Cavaliere in persona risultava, direttamente o indirettamente, interessato.
Se si considerano inoltre le molteplici pendenze che tuttora contraddistinguono la posizione di Marcello Dell’Utri (condannato in via definitiva per fatture false e frode fiscale ed in primo grado per associazione mafiosa), occorre seriamente domandarsi se il centro-sinistra debba riconoscere la legittimazione politica e morale di un’opposizione il cui leader ha individuato nella costante violazione delle norme dell’ordinamento, nello spregio ostentato verso tutte le istituzioni di garanzia, nelle menzogne impunemente proposte a reti unificate i fondamentali parametri a cui ispirare il suo agire.
Posto che Berlusconi rappresenta in questo senso un’anomalia non configurabile in nessun altro paese europeo, l’Unione è tenuta ad utilizzare il potere accordatogli dalla maggioranza degli elettori per risolvere questa anomalia, senza cadere nella tentazione di provare a convivere con essa accettando quei compromessi che già in passato si sono rivelati fatali.
Così ragionando, proprio le tante battaglie combattute negli ultimi cinque anni con riferimento alla materia della giustizia, la straordinaria mobilitazione civile messa in atto dal movimento dei Girotondi contro le ben note leggi ad personam devono costituire un punto di riferimento costante per la coalizione guidata da Romano Prodi.
I militanti della rete dei movimenti (bollati come talebani dai pasdaràn del Caimano e guardati con diffidenza da alcuni tra gli stessi leaders progressisti) scesero in piazza per difendere l’indipendenza della magistratura messa in pericolo da una serie di provvedimenti legislativi diretti unicamente a salvaguardare la posizione di Berlusconi e Previti dalle indagini di alcuni pubblici ministeri troppo scrupolosi nell’esercizio delle loro funzioni per chinare la testa di fronte al volere dei depositari del potere politico.
Confermando la capacità della macchina della giustizia di fare correttamente il suo corso malgrado le aggressioni di cui il potere giudiziario è stato oggetto nella scorsa legislatura, la sentenza in esame, oltre a mettere in rilevo la correttezza di quelle battaglie, costituisce quindi un monito ben preciso per la nuova maggioranza di governo: con quelle forze politiche che sono direttamente scese in campo per garantire l’impunità di un soggetto poi condannato a sette anni di reclusione, nessun compromesso deve considerarsi possibile. Sulla qualificazione dell’antiberlusconismo come un valore da affermare orgogliosamente i militanti del movimento dei Girotondi hanno dimostrato di avere ragione.

Carlo Dore jr.

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