mercoledì, gennaio 03, 2007


PARTITO DEMOCRATICO: GRANDI EQUIVOCI E GRANDI ILLUSIONI
Nei giorni scorsi, il quotidiano “L’Altra Voce” ha pubblicato un interessante intervento del prof. Paolo Pani, nel quale la prossima costituzione del PD veniva descritta come l’unico rimedio in grado di sopperire alle macroscopiche carenze strutturali proprie delle forze politiche che compongono l’attuale maggioranza di governo.
L’acuta analisi del prof. Pani - basata sull’ineccepibile assunto secondo cui i partiti del centro-sinistra si stanno rivelando drammaticamente inadeguati a svolgere la loro tradizionale funzione di “tramite” tra l’elettorato e le istituzioni, di veicolo preposto alla diffusione ed alla chiarificazione delle scelte assunte dall’Esecutivo - si presta, a mio sommesso avviso, ad alcune censure difficilmente superabili, risultando inficiata dalle stesse illusioni e dagli stessi equivoci che caratterizzano costantemente le argomentazioni di quanti aderiscono alla strategia delineata nell’assise di Orvieto.
Limitando, in questa sede, il discorso ad alcuni passaggi essenziali [1], costituisce infatti una pia illusione ipotizzare che la creazione del PD azzererebbe il ruolo delle segreterie degli attuali partiti, unitamente alle “loro burocrazie” e alle “rendite di posizione dei loro officianti”.
Con particolare riferimento ai DS, al prof. Pani non può essere sfuggito che la c.d. mozione unitaria altro non rappresenta se non il frutto delle valutazioni maturate in seno alla segreteria del partito, delle determinazioni assunte da quella ristretta cerchia di oligarchi che, appunto in quanto sostenuta da una nutrita cerchia di accoliti, seguaci ed “officianti”, da anni regge (con alterne fortune) le sorti della principale realtà della sinistra italiana.
I componenti di questa stessa oligarchia non sono destinati ad essere sostituiti in seno al nuovo partito da una classe dirigente rinnovata, illuminata ed efficiente, ma si accingono a confluire (una volta messe definitivamente a tacere le istanze di coloro i quali, fieri della loro identità socialista, ancora rifiutano l’idea di essere costretti a “morire democristiani”) nel Partito Democratico per costituirne l’effettivo gruppo di comando.
Una volta disvelato l’equivoco insito nell’affermazione secondo cui il PD può davvero rappresentare un fattore di rinnovamento della politica italiana, traducendosi il progetto in esame nel semplice consolidamento degli equilibri di potere al momento esistenti, occorre rilevare come il superamento di quelle carenze strutturali denunciate dal prof. Pani può comunque trovare attuazione attraverso il semplice ripensamento del ruolo degli attuali partiti e della loro struttura.
Guardando in particolare all’esperienza del movimento dei Girotondi, occorre che i tesserati si “riapproprino” dei partiti, che i militanti si mobilitino per imporre ai loro dirigenti l’elaborazione di strategie effettivamente in grado di rispondere alle istanze ed agli orientamenti di cui i suddetti militanti sono portatori.
Se si riuscisse a sanare la frattura che attualmente divide le segreterie dei partiti dalla base che queste dovrebbero rappresentare, se le forze politiche ritornassero alla loro autentica funzione di movimenti di opinione, di fusioni fredde, svolte riformiste, liste unitarie e di altre strane alchimie nessuno davvero sentirebbe più il bisogno.

Carlo Dore jr.



[1] Per una più ampia esposizione degli argomenti proposti nel testo, mi permetto di rinviare ai miei scritti Partito Democratico: le ragioni del NO; Partito democratico e alternative di sinistra; I DS sardi, tra PD e esigenze di rinnovamento, tutti disponibili sui siti http://www.dscagliari.it/ ; http://www.aprileonline.info/ ; http://www.pdcicagliari.altervista.org/ e sul blog http://www.sinistraeliberta.blogspot.com/ .
Di seguito, viene riportato l'articolo del prof. Paolo Pani, pubblicato il 31 dicembre 2006 sul quotidiano "L'Altra Voce" ( www.altravoce.net )

Il Partito democratico, via obbligata per un Governo lasciato solo dai partiti
di Paolo Pani,docente universitario

Il Partito democratico: è necessario, ma non è impresa facile. Sono molti i sospetti, le rendite di posizione, le turbolenze, i residui ideologici, le burocrazie di partito. In un auspicabile bipolarismo, sembrerebbe che la Casa della libertà si sia già posizionata, a destra, senza perplessità, mentre il Partito democratico è ancora in corso d'opera.
È la tendenza dei Paesi occidentali, due schieramenti, uno a Destra, uno a Sinistra, anche se con frange residue in ambedue. Bisogna, tuttavia, intendersi sui significati di Destra e Sinistra. È stato detto e ripetuto: la caduta del muro di Berlino, nel 1989, ha rappresentato anche la fine delle cortine ideologiche. Quell'eredità è stata raccolta dai due schieramenti, ma oltre le vecchie e rigide categorie ideologiche.
La Destra si è posizionata sulle forme capitalistiche di neoliberismo economico, d'intransigenza sociale e di un cristianesimo d'esclusione, interpreta la ricchezza come bene individuale, non ritiene necessaria un ridistribuzione sociale della ricchezza, esclude gli antichi motivi di liberalismo politico e sociale. In Italia ha scelto come suo leader Silvio Berlusconi, mentre permangono, preoccupanti, le nostalgiche eredità di Alleanza nazionale, mai sopite, seppure tra tentativi di aggiornamento modernistico (democraticistico).
Sono questi alcuni degli argomenti-spartiacque fra Destra e Sinistra, almeno in Italia.
Il Partito democratico non ha una leadership certa. Quali i motivi dei ritardi? La Sinistra, nominalmente, genera ancora i sospetti della sua vecchia connotazione ideologica. Da una parte, essa è spesso richiamata per riaffermare una supposta egemonia politica di vecchia tradizione comunista, di rigida e superba ideologia e delle forme di Partito, mentre, da un'altra parte, è il tentativo di rifarsi ad una passata centralità democristiana, spesso definita dai suoi opportunistici compromessi.
Questi riferimenti vengono, seppur in forme diverse, dalle segreterie dei maggiori Partiti di riferimento, la Quercia e la Margherita. Il Partito democratico azzererebbe quelle segreterie, le loro burocrazie e le rendite di posizione dei suoi officianti. Sono forse queste le maggiori difficoltà per il Partito democratico.
Quelle stesse segreterie entrano, però, in palese contraddizione con la stessa democrazia da loro tanto evocata. Le primarie, infatti, hanno sancito in modo inequivocabile Romano Prodi come capo della coalizione. In quel momento sarebbe dovuto nascere il Partito democratico, nel modo trasparente di una democrazia elettorale. È successo il contrario: tutti a casa, a difesa dei propri orticelli, dei frammenti politici, e non sono solo Bertinotti, Diliberto, Pecorario Scanio, Di Pietro, Boselli.
Le primarie sono state dimenticate: è grave che lo siano anche a livello di Governo e dei suoi ministeri, dove ognuno cerca di curare il proprio particolare, quasi disinteressandosi del Governo. È politicamente corretto solamente quanto è prodotto dalla propria parte politica, mentre il resto è opinabile, oggetto di critica, dentro e fuori del Governo. Può essere detto, in modo trasparente: è masochismo politico.
Attorno a Prodi sono rimasti i dicasteri economici - Padoa Schioppa, Visco, Bersani - e, al Senato, l'Ulivo di Anna Finocchiaro. In termini pratici gli oneri del Governo e del Parlamento, senza onori. Le liberalizzazioni delle professioni, un atto dovuto per la modernizzazione, e la Finanziaria 2007 sono state molto impopolari. Le ragioni? Le difficoltà del Governo a mantenere una propria coerenza interna dietro le ripetute richieste di revisione e di correzione legislativa da parte delle diverse parti politiche, ma non solo.
In buona sostanza è stata decisiva l'assenza dei Partiti che avrebbero dovuto sostenere il Governo, necessario tramite fra Governo e Parlamento, fra Parlamento e società (le parti sociali). Avrebbero dovuto spiegare all'opinione pubblica le azioni di Governo. Questo non è successo. È mancata, in modo palese, una cassa politica di risonanza. Questo ha consentito all'opposizione la facile opportunità di dare fiato alle proprie trombe ed ai suoi tromboni.Il calo dei consensi per il Centro-sinistra dovrebbe vaccinare i suoi officianti, nei modi di Montanelli, metterli in allarme. Il Partito democratico è l'urgenza, ma a sostegno del suo leader, Romano Prodi, e delle sue azioni di Governo. È illusione ritenere che un recupero possa avvenire solo in seguito a concrete azioni politiche, nelle fasi successive del Governo

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