venerdì, settembre 14, 2007





NE’ COL PRINCIPLE, NE’ CON GLI OLIGARCHI

Scaduto il termine per la presentazione delle liste, il brutto film sulla non certo epica sfida per la leadership del Partito Democratico Sardo sembra finalmente giunto ai titoli di coda. Alea iacta est: dopo avere a lungo meditato sull’opportunità di attraversare il Flumendosa, Antonello Cabras ha scelto di sfidare Soru in una corsa all’ultimo voto che non presenta prospettive di vittoria ma solo differenti margini di sconfitta.
Se infatti da un lato il successo di Mr. Tiscali consoliderebbe irreversibilmente il primato del Presidente sulle varie forze della coalizione (precludendo alla maggioranza l’esercizio di qualsiasi potere di controllo sull’attività della Giunta), d’altro lato un’affermazione del Senatore diessino costituirebbe il momento iniziale di una nefasta fase di restaurazione volta a rimettere il controllo della politica isolana nelle mani di quella stagionata cerchia di Signori dei Partiti, già indirettamente responsabili dell’ascesa dell’improponibile Mauro Pili al piano nobile di Villa Devoto.
E così, mentre i principali esponenti del nuovo soggetto politico sono impegnati nella laboriosa opera di spartizione delle segreterie regionali e provinciali, spetta a quella sinistra “populista ed antistorica” – la quale ha scelto di non aderire al progetto del PD proprio per non essere a costretta a schierarsi “né col Principe, né con gli Oligarchi”- il compito di rendersi espressione della strisciante condizione di disagio in cui versa quell’ampia fetta di elettorato progressista che attendeva dall’Unione (in ordine ai grandi temi della giustizia, del lavoro, della sicurezza e della solidarietà sociale) una netta inversione di tendenza rispetto alle determinazioni assunte dal Caimano durante i suoi cinque anni di regno.
Ebbene, la strategia finora imposta al Governo dalla componente “riformista” della maggioranza non risulta integralmente funzionale a siffatta esigenza di cambiamento. Con particolare riguardo alla materia della giustizia - imponendo l’attribuzione del ministero di via Arenula ad un politico di lungo corso allevato in base ai principi della rigorosa e democristianissima dottrina del compromesso trasversale- , gli integralisti di centro che attualmente prospettano “alleanze di nuovo conio” per imprimere un’ulteriore svolta moderata alla politica della coalizione hanno inferto un colpo mortale alle speranze di quanti, tra il 2002 e il 2005, si sono mobilitati a difesa delle prerogative costituzionali della Magistratura alla cui stabilità Berlusconi attentava attraverso la predisposizione del ben noto sistema delle leggi ad personam .
Sulla base di una simile premessa, l’elaborazione di una serie di misure dirette a combattere la criminalità ed a garantire la sicurezza dei cittadini rappresenta una sorta di monumentale inno al paradosso, se valutata alla luce della precedente approvazione della legge sull’indulto e della mancata abrogazione della ormai famosa “legge Cirielli”, la quale, riducendo drasticamente i termini di prescrizione anche con riferimento a reati di particolare gravità, ha di fatto determinato la caducazione di una serie di processi da tempo istruiti.
Di fronte alla disaffezione manifestata dai cittadini nei confronti della politica intesa come arbitrario esercizio del potere, le sterili manifestazioni di estremismo che talvolta caratterizzano le scelte di Rifondazione Comunista non costituiscono tuttavia il percorso utile per avviare quella stagione di “deberlusconizzazione” del sistema – Italia invocata da Diliberto alla vigilia delle ultime elezioni. Prendendo atto una volta per sempre della inidoneità dei Fassino, dei D’Alema, dei Latorre e dei Cabras a portare avanti un autentico processo di rinnovamento, occorre invece che il popolo progressista favorisca la creazione di una nuova classe dirigente, in grado di farsi interprete delle istanze che la società civile quotidianamente propone.
In questo senso, figure del calibro di Nicola Tranfaglia e Margherita Hack, Marco Travaglio e Giancarlo Caselli, Paul Ginsborg e Furio Colombo potrebbero davvero costituire la migliore espressione di quella sinistra che, dimostrandosi tanto sensibile ai veri problemi del Paese quanto indifferente ai tatticismi che contraddistinguono l’azione dei Signori dei Partiti, ha scelto di opporsi sia ai Principi che agli Oligarchi.

Enrico Palmas
Carlo Dore jr.

2 commenti:

VAR ha detto...

Ottima analisi, ho pubblicato il tuo articolo su sito e blog. Le proporzioni delle immagini mi illustrano le tue votazioni. Per quanto riguar5da Graziano, si, me ne ero accorto.

VAR ha detto...

dimenticavo:
http://pdcicagliari.altervista.org/
http://esserecomunisti.wordpress.com/
e per maggiore diffusione lo sto per fare su:
http://arouetvoltaire.blog.espresso.repubblica.it/
ciao Enzo