sabato, agosto 20, 2011

GALGENHUMOR: UMORISMO DA PATIBOLO.

(Un mio intervento pubblicato su Sardegna24 del 20 agosto 2011)

In una strana domenica di metà agosto, mentre le fibrillazioni dei mercati tengono con il fiato sospeso le principali potenze occidentali, Silvio Berlusconi si concede la consueta passeggiata per le vie di Porto Rotondo, alla ricerca dell’applauso con cui la solita (ed invero, sempre più sparuta) pattuglia di sostenitori accompagna il pasillo del princeps attraverso i vari palcoscenici che compongono il suo mondo dorato. Le cronache dal Paese reale, le incertezze di Tremonti, gli sberleffi di Bossi, i musi lunghi di Brunetta non sembrano interrompere l’eco di quell’applauso: Berlusconi ostenta polo giovanile e pull-over coordinato, dispensa sorrisi e strette di mano, ripropone il repertorio dei momenti migliori: “il consenso ce l’ho io, gli Italiani mi applaudono perché sono con me”.

Eppure, alla vigilia dell’approvazione di una manovra economica dai contenuti ancora incerti e dai molteplici profili di criticità - fulmine che precede il temporale di un’altra stagione di “lacrime, sangue e sacrificio” –, l’ottimismo del premier sembra risolversi in quello che Franco Cordero ha brillantemente definito galgenhumor, ovvero umorismo da patibolo. Berlusconi sorride dinanzi al patibolo di un Paese sfibrato, orfano di una guida politica autorevole, disarmato dinanzi alla minaccia della crisi che incombe; Berlusconi sorride dinanzi al patibolo di un Paese tradito, saturo di promesse non mantenute, ormai insensibile al doping del “miracolo italiano” somministrato in dosi da cavallo dagli house organ di Cologno Monzese; Berlusconi sorride dinanzi al patibolo di un Paese esausto, dal quale si eleva come un sospiro di liberazione il grido “dimissioni! dimissioni!”

La batteria degli oplites riuniti in tutta fretta sull’uscio di Palazzo Grazioli non esita a far partire il suo coro a bocca chiusa: non si possono imputare al Governo italiano le conseguenze di una negativa congiuntura internazionale, una crisi politica finirebbe solo con l’alimentare la sfiducia dei mercati e le conseguenti incursioni dei professionisti della speculazione.

Le opposizioni, questa volta, non sembrano però disposte a chinare la testa, e denunciano come, per tre lunghissimi anni, l’Italia si è limitata a contrapporre allo spettro di questa infelice congiuntura il galgenhumor del Presidente, che negava l’esistenza della crisi sbandierando i dati relativi ai consumi di cosmetici, che invitava i cittadini a boicottare i giornali “dispensatori di catastrofismo”, che affermava di poter risollevare le sorti dell’economia sarda attraverso una semplice telefonata all’amico Putin. Nel frattempo, l’attività parlamentare veniva fossilizzata nell’approvazione dell’immancabile ridda di leggi ad personam e leggi ad aziendam (in gran parte, fulminate dalla scure della Corte Costituzionale), l’equilibrio tra i poteri dello Stato risultava vulnerato dalla costante intimidazione nei confronti della magistratura requirente, e il conflitto sociale raggiungeva lo zenit anche a causa della ricerca di visibilità condotta da ministri con l’aspirazione del premio Nobel.

Ora che il miracolo sembra essersi interrotto, ora che la realtà fatta di “sacrifici, lacrime e sangue” finisce con l’irrompere anche nella cornice dorata di Porto Rotondo, ora che Tremonti tentenna, che Bossi inveisce, che Brunetta protesta e che persino Crosetto e Straquadanio osano assumere gli improbabili panni degli irredentisti ultraliberali, viene da chiedersi cosa resta della credibilità del Governo italiano, di fatto emarginato dai grandi circuiti decisionali della politica europea. Restano i sorrisi di Berlusconi a beneficio dei sempre meno convinti professionisti dell’applauso a comando; restano le battute e le strette di mano; resta il galgenhumor di un premier che - istituzionalizzando per l’ennesima volta l’esistenza di un conflitto di interessi non configurabile presso qualsiasi democrazia occidentale – invita i risparmiatori a fronteggiare la crisi in atto investendo nelle sue aziende, sane ed in attivo. Sono gli ultimi scampoli di galgenhumor, gli ultimi passaggi di umorismo prima del patibolo: nella speranza che anche sulla scena rubata da questa strana domenica di agosto possa al più presto calare il sipario.

Carlo Dore jr.

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